Oggi nell'Appennino

Belladonna, nuova specie per il Parco

La Belladonna (Atropa belladonna ) è una pianta officinale le cui proprietà anestetiche sono note sin dall’antichità, il nome italiano deriva proprio dall’uso cosmetico che, durante il medioevo, veniva fatto dalle donne per dilatare le pupille. La specie è considerata rara su tutto il territorio nazionale e nell’Appennino settentrionale potrebbe forse considerarsi rarissima: le stazioni note sono molto poche e, in alcuni casi, costituite solo da alcuni esemplari. Nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo non era mai stata segnalata ma grazie alle perlustrazioni sul campo di un Guardiaparco, Germano Ferrando, ora questa preziosa pianta si aggiunge alla lunghissima lista della flora dell’Area Protetta, costituita da più di 950 specie e in attesa di essere pubblicata.


La pianta è vistosa, con foglie grandi (sino a 15-30 cm di lunghezza) e altezza da terra intorno ai 2 metri. L’aspetto ricorda la pianta del Tabacco, specie che appartiene alla stessa Famiglia, quella delle Solanaceae che poi è la Famiglia di piante importantissime per l’uomo come la patata e il pomodoro. Le piante appartenenti a questa Famiglia sono, alle nostre latitudini, a portamento erbaceo mentre ai Tropici hanno anche portamento arboreo. 

I fiori, di colore verde e violaceo, sono a tubo con i 5 petali saldati per i quattro quinti circa della lunghezza. Gli stami, dello stesso numero dei petali, sono saldati nella parte iniziale del filamento al tubo corollino. Il frutto (nella foto sopra a destra) è sferico, dapprima verde e poi nero.
La Belladonna, in Provincia di Alessandria, è nota solo in pochissime località della Val Borbera e della Val Curone. La stazione della Val Lemme, nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo rappresenta una delle scoperte botaniche più interessanti degli ultimi anni.

 

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