Oggi nell'Appennino

La neve senza tempo di Marcarolo

La Costa Lavezzara (1082 metri) è protetta da un caldo manto di neve;  sopra di Lei (oggi è il 12 febbraio 2012) il vento artico mantiene le temperature vicine a meno 10° ma sotto l’abbraccio della neve il terreno rimane salvaguardato. 
I forti venti che soffiano in cresta rendono la sosta meditabonda degli escursionisti un’esperienza proibitiva ma la neve è soffice, è una magica nuvola bianca e quando te ne accorgi ritorni bambino, vuoi procedere oltre per vedere il paesaggio dopo quella sella perché sai che non potrà che essere paesaggio da sogno e presto il freddo vento che ti penetra fin dentro le ossa diventa dolce brezza dell’anima: è per essa che ti si staglieranno di fronte quelle luci e quei colori che sempre ti accompagneranno nel ricordo.

Le racchette da neve di chi procede in testa sprofondano. Tanta è la fatica ma più grande è la gioia di questa meraviglia di neve che s’è conservata intatta come quando, oramai tanti giorni fa, è scesa da un provvidenziale cielo benigno, allonando alcuni spettri che  intimorivano i tuoi sonni: la siccità; gli incendi; la tristezza di un inverno senza bianco e il tempo pazzo che confonde le stagioni (follia di clima di cui noi siamo cagione).

I venti portano aria umida – siamo a meno di venti chilometri dal mare – che congela al contatto con la vegetazione. I pini neri, in tardiva veste natalizia, accolgono il camminatore poco prima del Bric degli Alberghi.

Sosta al valico della Costa Lavezzara (900 metri), punto più alto dell’escursione. Da qui si può decidere se salire ancora o se proseguire discendendo il versante Nord, in direzione del Monte Tobbio (1092 metri).

Un raggio di sole riscalda gli amanti del Tobbio, loro che anche oggi hanno scelto la montagna simbolo di queste superbe contrade per un’escursione invernale. La piccola e stentata roverella (Quercus pubescens) ha le foglie coperte da uno spesso strato di brina che rendono ancora più miracoloso il fatto che nonostante siano secche riescano a rimanere abbarbicate ai loro rami. Rimarranno, bufere di vento permettendo, fedeli al loro albero sino a poche settimane prima dello spuntare delle nuove foglie.

Anche il nostro gruppo non ha resistito alla tentazione di avvicinarsi alla montagna sacra del nostro Appennino, la nostra piramide, con la Costa di Castiglione e il Monte Tugello ad assurgere a sfingi guardiane.

Il gruppo procede con sullo sfondo, a destra del Valico della Dagliola, la Costa di Castiglione (993 metri).

A occidente del Monte Tobbio il Tugello (847 metri), incorniciato dai rami di una rovere (Quercus petraea) in veste invernale, senza foglie.

I provocanti frutti di un agrifoglio (Ilex aquifolium).

Verso la meta lo sguardo anela a Cascina Merigo e alla sua straordinaria umanità, un’oasi di pace e serenità. Penso alla musica calda e avvolgente delle parole antiche e senza tempo di Maria e Giovanni Repetto. Giovanni e Maria, custodi eroici di un tempo che era e che non sarà più. Un tempo che rimpiango pur avendolo conosciuto solo nel racconto. Tempo di veglie, di giochi semplici, di un rapporto sano con la natura dove un metro di neve non è un’emergenza cui far fronte con moderna inconsapevolezza ma una benedizione per la nuova stagione del raccolto. Cascina Merigo e chi a Marcarolo ha deciso di rimanere o di tornare sono il nostro ‘Walden; or, Life in the Woods’ appenninico.

Giovanni Repetto di Cascina Merigo in un’escursione al Monte Tobbio, nell’aprile dell’aprile 2010.

Paolo, Guardiaparco del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, mentre descrive gli aspetti ambientali della faggeta della Costa Lavezzara, una delle più estese del comprensorio, ricca di pregi botanici esclusivi tra cui Euphorbia hyberna insularis, specie endemica presente in maniera esclusiva in Sardegna e Corsica, Alpi Apuane, Monte Dente e a Capanne di Marcarolo.

Il gruppo all’arrivo, in località ‘Foi’ (Capanne di Marcarolo – Bosio).


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