Attività Ecomuseo Cascina Moglioni

I PIATTI TIPICI DEL PRANZO DI NATALE A BOSIO E A MORNESE

Ingredienti di base della salsa verde: foglie di prezzemolo, uovo sodo, pane ammorbidito nell’aceto, acciughe, olio e sale. La ricetta, come spesso accade in cucina, può prevedere alcune varianti – a seconda del paese o addirittura della famiglia di riferimento.

L’Ecomuseo di Cascina Moglioni, all’inizio di dicembre, ha partecipato al laboratorio di cucina organizzato dall’UNITRE di Mornese; durante gli incontri è stata compilata una prima parte della mappa di comunità intitolata Archeologia del gusto e sono state raccolte informazioni relative ai piatti tipici di Mornese e di Bosio. Il cibo si è confermato essere un efficace strumento per studiare la storia di un luogo: lo stile di vita, la cultura materiale e immateriale dei suoi abitanti, il contesto naturale in cui quelle popolazioni hanno vissuto e vivono. Come in ogni civiltà contadina anche nell’area dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, i piatti tradizionali, tramandati da madre a figlia, erano legati al ciclo delle stagioni, ai prodotti coltivati e a quelli che si trovavano in natura: erbe, frutti e funghi, agli animali allevati e alle festività. 

Tra le ricorrenze più importanti, nel calendario cristiano, vi era il Natale per festeggiare il quale, nonostante le ristrettezze in cui vivevano molte famiglie negli anni ’50 del secolo scorso, si organizzava un ricco pranzo a base di carne, alimento consumato di rado durante il resto dell’anno. 

Il menù di Natale, secondo i ricordi delle partecipanti del laboratorio di cucina, prevedeva:
Funghi sott’olio, preparati durante la precedente stagione autunnale
Peperoni sotto aceto 
Maccheroni o gnocchetti in brodo
Gallina bollita o ripiena
Cima
Salsa verde e mostarda
Noci, nocciole e albicocche secche
Pesche e albicocche sciroppate
Ciliegie e uva sotto spirito, messe in dispensa durante l’estate
Uva, rimasta appesa nei mesi precedenti al soffitto di una camera da letto
Focaccia dolce e canestrelli; più raramente, pandolce con uvetta e pinoli

Nulla veniva sprecato e nei giorni successivi si mangiava ciò che era rimasto. Con il brodo avanzato, ad esempio, si preparava il risotto. Prima di cucinarlo, ai bambini era affidato il compito di “sceglierlo” cioè di metterlo in un piatto e di togliere le impurità che vi erano tra i chicchi.

A questi primi momenti di confronto al femminile, fatti di intesi ricordi, seguiranno altre fasi della ricerca, sempre aperte alla comunità, per parlare ancora di cibo, di tutela della biodiversità e del paesaggio, di educazione alimentare, di scambi culturali. Le ricette, infatti, hanno il grande potere di definire l’unicità di un luogo dal punto di vista naturale e culturale, ma anche quello di creare inaspettate relazioni tra mondi talvolta lontani, come il pane e l’acqua di cui ci parla Erri de Luca nel suo ultimo libro, Spizzichi e bocconi: in una città che visito per la prima volta assaggio l’acqua di una fontana pubblica e il pane di un forno. Ogni posto distilla la sua acqua e ha le sue notti per cuocere l’impasto.