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  • Gestire per il territorio: uomo e biodiversità    La gestione di un’ Area protetta montana richiede una complessa sinergia tra normativa, ricerca e interventi sul campo, i cui obiettivi possono essere raggiunti solo attraverso la consapevolezza della necessità di mantenere in vita una economia tradizionale direttamente legata alle risorse naturali, e per questo rispettosa degli equilibri ecologici del territorio. La cura delle superfici prative, l’assestamento forestale, il mantenimento delle varietà di piante da frutto tradizionali, la castanicoltura e l’allevamento bovino sono alcune delle priorità che  l’Ente Parco persegue nella sua attività gestionale. La normativa forestale specifica approvata nel 2009 permette il ripristino della viabilità forestale preesistente e forme di incentivazione al mantenimento e impianto dei castagneti da frutto. Le normative comunitarie in materia di conservazione degli habitat impongono un modello di gestione in linea con le attività agricole tradizionali, a testimonianza della necessità di mantenere in vita tale economia, a presidio dell’integrità idrogeologica del territorio. L’accesso ai fondi strutturali comunitari per l’agricoltura (PSR) e per l’ambiente (progetti LIFE), cui l’Area protetta partecipa tramite i bandi appositamente dedicati, consentono di convogliare risorse economiche a favore delle attività agricole e di conservazione di specie e habitat del territorio protetto. Il Parco naturale regionale e Sito di importanza comunitaria…

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Appennino News,  gennaio 2021

Piano di controllo della specie cinghiale nel territorio del Parco naturale delle Capanne di marcarolo per il quinquennio 2020-2025

26 Gennaio 2021

Dal mese di novembre 2020 è operativo il “Piano di controllo della specie cinghiale nel territorio del Parco naturale delle Capanne di marcarolo per il quinquennio 2020-2025”.
La L.R. n. 19/2009 e s.m.i. “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”, all’art. 33 prevede infatti che, al fine del raggiungimento e della conservazione dell’equilibrio faunistico e ambientale nelle Aree protette, siano necessari interventi gestionali sulla base di piani elaborati e approvati dal soggetto gestore dell’Area protetta. L’ufficio tecnico dell’ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino Piemontese, in collaborazione con l’Area di vigilanza, ha pertanto predisposto il Piano di controllo che ha recentemente ottenuto anche il parere favorevole da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e del Settore Biodiversità e Aree naturali della Regione Piemonte. 

I presupposti del Piano di gestione del cinghiale 

Il Parco Naturale regionale (8.216 ha) risulta ricompreso all’interno della perimetrazione del SIC/ZPS IT1180026 “Capanne di Marcarolo” (9.542,44 ha). 

La finalità principale del Piano di gestione del cinghiale è il mantenimento della condizione di un sostanziale azzeramento dei danni provocati dalla specie nell’area protettala; inoltre ha come obiettivo la tutela e la conservazione degli habitat e delle specie delle direttive comunitarie (Direttiva “Habitat” 92/43/CEE  e Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE).

Le “Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nella aree protette” (Monaco at al., 2010) dell’ISPRA, prevedono che le tecniche impiegate per la prevenzione dei danni causati dal cinghiale alle colture possano essere di tipo diretto e indiretto; ognuna di esse è caratterizzata da un’efficacia relativa e da un rapporto costi/benefici che non possono essere stimati in assoluto, ma che dipendono dal contesto ambientale, faunistico ed economico-sociale nel quale vengono applicate. 

L’ente di gestione del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, in relazione alle disponibilità economiche, ha provveduto negli anni ad incentivare il contenimento indiretto dei danni da cinghiale attraverso bandi di assegnazione di recinzioni elettriche e reti a maglia metallica. Il controllo indiretto dei danni è stato messo in atto soprattutto presso le cascine, per la protezione di piccole superfici prative e di orti e frutteti. 

Il controllo diretto quindi risulta complementare e successivo al controllo indiretto e finalizzato a ridurre il potenziale riproduttivo della specie, con interventi di controllo pianificati sulla base della zonizzazione in subaree a diversa vocazionalità, anche a protezione delle aree ad agricoltura di pregio situate all’esterno dell’Area protetta, rispettando la struttura della popolazione per classi di età e utilizzando le diverse metodologie (gabbie trappola e appostamenti)  in relazione alle necessità operative. 

Il Piano prevede l’utilizzo prioritario delle gabbie trappola, che rappresentano la soluzione più efficiente e che può maggiormente garantire un controllo programmato,
Sulla base dell’esperienza oramai più che decennale maturata nella gestione del cinghiale nel Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, questo metodo di cattura infatti si è dimostrato capace sia di selezionare naturalmente le classi più giovani, sia di garantire un presidio importante per le comunità locali. 

Il metodo dell’appostamento invece viene utilizzato in modo mirato, in siti idonei a seconda della stagione, della disponibilità di personale e della localizzazione dei branchi, quindi nel periodo di minore presenza di abitanti e in caso di particolari concentrazioni di animali.
A tale scopo l’ente ha ottenuto anche un finanziamento per l’allestimento di alcune altane in legno da allestire nelle aree ritenute idonee.

Operatori selezionati e Conduttori di cani da limiere e traccia. 

L’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese, per la realizzazione del Piano  di gestione del cinghiale, si avvale della preziosa collaborazione di “Operatori selezionati” e di “Conduttori di cani da limiere e traccia”, previsti dal Regolamento 2/R – 2014 per la gestione faunistica all’interno delle aree protette, nel rispetto delle indicazione del Settore Biodiversità e aree naturali della Regione Piemonte 

Il Parco Capanne di Marcarolo è stato il primo nel 2001 in Regione Piemonte ad organizzare un corso per Selecontrollori addetti al controllo della specie cinghiale nelle Aree protette, formando 32 cacciatori residenti.

Gli operatori selezionati e i conduttori di cane limiere e da traccia sono tenuti a frequentare  un corso di formazione specifico organizzato dall’ente di gestione secondo le indicazioni del documento “Linee guida per la gestione del cinghiale (Sus scrofa) nella aree protette” pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

La qualifica di operatore selezionato è esclusivamente legata alla collaborazione alle attività faunistiche predisposte dall’Ente gestore ed è svolta a titolo esclusivamente volontario e gratuito. Il loro ruolo è molto importante per tutte le operazioni di controllo delle popolazioni di cinghiali ma altrettanto utile per le attività di censimento, per la raccolta di dati scientifici bio-morfologici e sanitari e per lo studio eco-etologico della specie nell’ambito del progetto di cattura-marcatura-ricattura.

II Piano di gestione del cinghiale in relazione alla presenza del lupo e monitoraggio dell’impatto sulle specie e gli ambienti della Direttiva “Habitat”
L’attività di controllo numerico dei cinghiali all’interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo non rappresenta un elemento di criticità per il lupo (Canis lupus), visto l’attuale stato di conservazione e di distribuzione della specie che, dai recenti dati scientifici, risulta aver occupato tutto l’areale potenziale, compresi i contesti dove viene operato un rilevante prelievo sulle sue prede principali, cinghiali e altri ungulati. 

Piuttosto l’ente attiverà un attento monitoraggio dell’impatto del cinghiale sulle specie e gli ambienti della Direttiva “Habitat”, così da programmare gli interventi di controllo anche ai fini della conservazione della biodiversità dell’Area Protetta. 

Il “Data Base Cinghiale” per la raccolta dei dati 

Il Settore Biodiversità e Aree Naturali della Regione Piemonte ha messo a punto, già nel 2017, un “Data Base Cinghiale” per la raccolta standardizzata dei dati relativi alla gestione faunistica del cinghiale all’interno delle Aree naturali protette regionali.
Il data base consente di archiviare e successivamente estrapolare ed elaborare tutti i dati scientifici raccolti durante le attività in campo quali la geo-referenziazione delle catture e i dati biometrici, morfologici, fisiologici e ambientali degli animali: sesso, età, dimensioni, peso, condizioni generali, stato apparente di salute, stadio riproduttivo, luogo di ritrovamento. 

La Peste Suina Africana

Dato l’elevato rischio d’introduzione del virus della Peste Suina Africana nel nostro Paese, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell’ambito del parere favorevole per l’approvazione del Piano di controllo della specie cinghiale nel territorio del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo per il quinquennio 2020-2025, ha evidenziato la necessità di segnalare alle competenti autorità (guardie venatorie, Polizia provinciale, carabinieri forestali, servizi veterinari delle AUSL localmente competenti), ogni cinghiale trovato morto (anche a seguito d’incidente stradale) ovvero abbattuto ma che mostrava ante mortem comportamenti anomali di qualsiasi tipo. Deve essere inoltre segnalato il ritrovamento di carcasse parzialmente predate (lo stato d’infezione aumenta la probabilità di predazione) o putrefatte, poiché il virus sopravvive alla completa decomposizione dell’ospite rendendo quindi sempre possibile una diagnosi di laboratorio. 

I Piani di controllo del cinghiale nelle Aree protette come modelli gestionali esportabili
Il modello gestionale attuato dalle Aree protette ha ampiamente dimostrato come il cinghiale possa essere, come altri ungulati, una specie gestibile mediante Piani di controllo, basati su dati scientifici che tengano conto dell’ecologia-etologia degli animali e del contesto ambientale specifico. 

Per specie che provocano danni alle attività agricole, quali appunto il cinghiale, è infatti possibile un contenimento diretto ed indiretto al fine di ridurne il potenziale dannoso e il livello di allarme sociale che esse provocano.
Per questo motivo risulterebbe senz’altro utile estendere l’esperienza e il modello di controllo sperimentato dai Parchi anche al territorio agricolo piemontese di maggiore pregio, equiparandolo, a livello socio-economico, ad Aree protette. 

Di Lorenzo Vay
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