Appennino News

Progetto Didattico  “Imparare a conoscere la diversità”

Il progetto IMPARARE A CONOSCERE LA DIVERSITÀ, inserendosi nei percorsi trasversali curricolari dedicati allo studio dell’Educazione Civica, con particolare riferimento agli articoli 3 (punti b-e) e 8 della Legge 92/2019, Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica, muove da autorevoli ricerche volte a studiare e preservare da un lato gli ambienti naturali più significativi e le forme di vita in essi presenti, dall’altro a valorizzare la storia e le culture locali. La finalità generale del proposta, incentrata su due argomenti, la natura e l’uomo, solo apparentemente separati tra loro, consiste nel far riflettere i fruitori sul valore della diversità applicata sia in ambito naturalistico che antropologico-culturale. 

Attività didattiche – foto Maurizio Ferrando (Archivio APAP)

La fase di progettazione terrà conto delle linee guida ministeriali e sarà frutto di una stretta collaborazione tra i docenti delle Istituzioni scolastiche che aderiranno ai percorsi e il personale dell’Ente, al fine di adattare la proposta culturale alle specifiche esigenze della classe e di garantire agli studenti continuità nel loro percorso di apprendimento. Nel corso delle diverse attività, si partirà dai concetti di biodiversità naturale (definizione del termine e importanza della varietà degli esseri viventi) e diversità culturale per arrivare alla specifica realtà dell’area di competenza dell’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese (peculiarità e endemismi, dialetto, racconti, patrimonio immateriale, attività agricole tradizionali) con un percorso che, attraverso l’indagine delle dinamiche ecologiche fondamentali e delle relazioni tra mondo biologico e comunità umana, dal generale si declinerà via via al particolare. 

In un contesto contemporaneo in cui gli evidenti cambiamenti climatici e i numerosi problemi legati alla tutela della natura e ai diritti delle persone ci costringono a ripensare al ruolo dell’uomo sul Pianeta, IMPARARE A CONOSCERE LA DIVERSITÀ diventa infatti una priorità perché soltanto attraverso la formazione di giovani informati e consapevoli, rispettosi dell’ambiente e degli altri, possiamo confidare in un radicale e necessario cambiamento. Un cambio di prospettiva anticipato, diversi anni fa, dal padre dell’ecologia americana, Aldo Leopold nel suo libro A Sand County Almanac – and sketches here and there (tradotto recentemente in italiano con il titolo Pensare come una montagna – A Sand County Almanac) dove, evidenziando la capacità dell’uomo di saper progredire anche in ambito etico, auspicava il superamento di una visione del mondo antropocentrica, oggi più che mai perdente, per considerare la Terra, nel suo complesso, non una proprietà da sfruttare, ma un bene da valorizzare  e rispettare. L’intento di questa proposta didattica vuole pertanto essere quello di fornire un contributo nel percorso educativo degli studenti affinché imparino a riconoscere il valore della (bio)diversità, a leggere la contemporaneità nella sua complessità, a informarsi e a rispettare le regole.

FINALITÀ GENERALI

  • Contribuire allo sviluppo cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei ragazzi
  • Promuovere comportamenti di difesa e rispetto del patrimonio naturale e culturale
  • Sviluppare la cittadinanza attiva
  • Fare acquisire consapevolezza circa la funzione delle Leggi, l’importanza del rispetto di queste all’interno di una società democratica e civile
  • Favorire il senso di appartenenza alla comunità e l’apprezzamento per la storia, la cultura e il paesaggio del proprio territorio

OBIETTIVI SPECIFICI

  • Conoscere e comprendere il valore del concetto di biodiversità 
  • Imparare a osservare, ascoltare e interpretare la complessità della natura
  • Comprendere lo stretto rapporto che intercorre tra natura e attività umane
  • Conoscere e comprendere il valore delle specie animali e vegetali e del paesaggio presenti sul territorio
  • Conoscere e comprendere il valore del patrimonio storico-culturale locale

DESTINATARI

  • Studenti della scuola primaria e scuola secondaria di I grado
  • Docenti
  • Gruppi e associazioni culturali

MODALITÀ DI ORGANIZZAZIONE

  • Incontri di formazione/confronto tra il personale dell’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese e il personale docente
  • Incontri in presenza in classe rivolti agli alunni
  • Uscite sul territorio, guidate dal personale dell’Ente
  • Produzione di materiale digitale, da condividere in rete (canale YouTube APAP)

Durante gli incontri in classe e le escursioni didattiche, gli alunni saranno direttamente coinvolti attraverso l’organizzazione di piccoli laboratori, attività pratiche e un confronto costruttivo e costante, con una restituzione al termine del percorso didattico

PERCHÉ SCEGLIERE L’ENTE DI GESTIONE DELLE AREE PROTETTE DELL’APPENNINO PIEMONTESE?

  • Per una sua naturale vocazione nei confronti dell’educazione ambientale e per l’esperienza maturata nel corso degli anni, anche con gli studenti liceali (vedi, ad esempio, i progetti PCTO – ex alternanza scuola-lavoro);
  • Perché l’Ente APAP con la gestione dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, oltre che di numerosi territori di notevole pregio naturalistico, ha dimostrato negli anni una visione completa del rapporto uomo-natura;
  • Per la presenza di personale motivato e qualificato;
  • Per la possibilità di coinvolgere esperti in diversi ambiti naturalistici, che già hanno progetti di collaborazione con l’Ente APAP.
  • Perché questa proposta avrebbe delle ricadute positive anche sulle attività didattiche e turistiche dell’Ente APAP, che potrebbero diventare a loro volta un ulteriore momento di approfondimento sul campo rispetto ai temi trattati nel corso delle conferenze.

ESEMPIO DI UN POSSIBILE PERCORSO

ARCHEOLOGIA DEL GUSTO

Archeologia del gusto si inserisce in un progetto più ampio che terminerà con la realizzazione di una mappa di comunità digitale incentrata sul cibo e sulle ricette tradizionali.

Durante gli incontri in classe si cercherà di evidenziare come, nel corso del tempo, le abitudini alimentari sono cambiate e il paesaggio, a sua volta, si è trasformato. Tutti sappiamo che il cibo è un efficace strumento per studiare una civiltà, lo stile di vita dei suoi componenti e il contesto naturale in cui quelle popolazioni hanno vissuto. Al contempo, però, può diventare anche mezzo di confronto rispetto ai temi più attuali, come la tutela della biodiversità e la promozione di un’alimentazione sana e sostenibile, temi affrontati nell’ AGENDA 2030.

Inoltre le ricette tradizionali arricchiscono il nostro patrimonio materiale e  immateriale, soprattutto per quanto concerne il ruolo delle donne, e promuovono lo scambio culturale, altro tema centrale della nostra contemporaneità. I piatti tipici infatti hanno il grande potere di definire l’unicità di un luogo, ma anche di creare inaspettate relazioni tra mondi lontani.

DESTINATARI

Alunni del primo ciclo

TEMI AFFRONTATI

  • Ricerca sul cibo e sulle ricette tradizionali
  • Studio sul cambiamento delle abitudini alimentari e del paesaggio

OBIETTIVI

  • EDUCARE ALLA BIODIVERSITÀ IN NATURA E IN AGRICOLTURA
  • VALORIZZARE LA STORIA E LA CULTURA LOCALE
  • PROMUOVERE LA CONOSCENZA DI CULTURE DIVERSE ATTRAVERSO I PIATTI TRADIZIONALI DI ALTRI PAESI
  • PROMUOVERE UN’ALIMENTAZIONE SANA E SOSTENIBILE -PROMUOVERE IL CONFRONTO CULTURALE E LA TRASMISSIONE DEL SAPERE
  • VALORIZZARE IL RUOLO CULTURALE DELLE DONNE

PROGRAMMA

  • INCONTRO IN CLASSE: LA BIODIVERSITÀ IN NATURA E IN AGRICOLTURA
  • ATTIVITÀ DI LABORATORIO CON LA COMPILAZIONE DI UN QUESTIONARIO
  • USCITA SUL TERRITORIO AL ROVERNO
  • INCONTRO IN CLASSE: RESTITUZIONE DEI CONTENUTI

ENTE DI GESTIONE DELLE AREE PROTETTE DELL’APPENNINO PIEMONTESE

L’Appennino ligure piemontese rappresenta il punto di transizione nel quale le Alpi sfumano nel sistema montuoso appenninico, per lo più selvaggio e poco abitato, a formare l’ossatura della penisola italiana. L’Appennino piemontese costituisce lo spartiacque tra Piemonte e Liguria, dividendo la pianura padana dal mare, con un sistema alto collinare – montano denominato «Oltregiogo», ricco di emergenze naturalistiche, storico culturali e enogastronomiche. Il territorio, ricco di biodiversità, vede, in corrispondenza dell’area del Monte Chiappo in Alta Val Borbera, il punto di incontro delle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna. Più a ovest, il Passo della Bocchetta, all’interno del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, segna il confine geologico di transizione tra la catena alpina e quella appenninica, denominato Linea Sestri-Voltaggio. Le specificità climatiche e geologiche di quest’area danno origine a numerosi endemismi botanici, tra cui il Cerastium utriense, la Viola bertolonii e l’Aquilegia ophiolithica.

L’ambiente naturale dell’Appennino piemontese, dalle praterie ricche di orchidee alle forre incise dai torrenti, dai boschi di faggio agli habitat agrari di bassa quota, rappresenta uno tesoro di biodiversità, tutelato dalla Regione Piemonte con l’istituzione dell’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese, oggi anche Centro di referenza per la conservazione dell’Erpetofauna e Centro associato per la conservazione dei Grandi carnivori con l’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime.

L’Ente di gestione tutela attualmente un territorio comprendente la fascia montuosa appenninica che si estende dall’acquese alla Val Borbera attraverso un sistema di zone a protezione così suddiviso:

AREE PROTETTE APPENNINO PIEMONTESE

  • Parco naturale delle Capanne di Marcarolo;
  • Riserva naturale del Neirone;
  • Parco naturale dell’Alta Val Borbera.
  • AREA CONTIGUA dell’Alta Val Borbera.

SITI DELLA RETE NATURA 2000

  • IT1180009 Strette del Borbera
  • IT1180025 Dorsale Monte Ebro – Monte Chiappo
  • IT1180011 Massiccio dell’Antola, Monte Carmo, Monte Legnà
  • IT1180030 Calanchi di Rigoroso, Sottovalle e Carrosio
  • IT1180026 Capanne di Marcarolo
  • IT1180017 Bacino del rio Miseria
  • IT1180010 Langhe di Spigno Monferrato

Ecomuseo di Cascina Moglioni

L’Ecomuseo di Cascina Moglioni, nayo nel 1996, è stato tra i primi in Italia. Gestito dall’Ente Aree Protette Appennino Piemontese, ha sede presso un’antica cascina della zona di Capanne di Marcarolo (punto GPS 44.568897, 8.778814), vicino al sito storico della Benedicta, località nota perché teatro di un terribile rastrellamento, avvenuto nella primavera del 1944, nel quale persero la vita più di cento giovani antifascisti. La zona di Capanne di Marcarolo, istituita a Parco Naturale Regionale nel 1979, già agli inizi degli anni ’80 era stata a fondo indagata proprio per le sue particolarità non solo naturalistiche ma anche storico-antropiche, dovute al lungo isolamento geografico rispetto ai centri urbani limitrofi. L’Ecomuseo si trova in un contesto naturale estremamente suggestivo, tra boschi di faggio, castagni secolari e praterie umide che ospitano specie vegetali e animali di grande interesse. Tra le tante specie presenti ricordiamo: Zerynthia cassandra, con la sua pianta nutrice Aristolochia rotundaEuphydryas provincialis, con la sua pianta nutrice knautia arvensisNeotinea tridentataNeotidea ustulata, presenti nei prati della cascina; Ichthyosaura alpestris apuanaBubo buboCaltha palustrisEriophorum angustifolium, Narcissus pseudonarcissus concentrati in particolare nella zona umida intorno alla pozza d’acqua; Dryocopus martius, nelle faggete mature e Canis Lupus, avvistato nelle pertinenze della struttura.

La parola ecomuseo è un neologismo ideato da Hugues de Varine, quasi per gioco, nel 1971, in occasione della Conférence génerale du Conseil International des musées, in Francia. Pur essendo difficile fornire una sola definizione,  data la varietà di strutture ecomuseali che nel corso dei decenni sono nati in tutto il mondo, ecco quali sono le principali caratteristiche di un ecomuseo.

L’Ecomuseo è un’istituzione che si occupa di studiare, tutelare e far conoscere la memoria collettiva di una piccola comunità, delimitata geograficamente. Attraverso il coinvolgimento della popolazione locale, inoltre, interviene a favore dello sviluppo economico del territorio. L’Ecomuseo pertanto non è solo una collezione di oggetti del passato, ma, realizzato nella stessa realtà che esso stesso rappresenta, ha finalità a più ampio raggio riassumibili come segue :

  • protezione ambientale
  • tutela dei siti storico-culturali
  • coinvolgimento della popolazione locale
  • studio e ricerca del patrimonio materiale e immateriale
  • promozione di attività economiche tradizionali sostenibili
  • sviluppo di un turismo ecologico con vendita di prodotti tipici

Riserva Naturale del Torrente Neirone

Comprende gran parte del corso del torrente e il soprastante Monte Moro, le cui forme piuttosto aspre costituiscono una variante “morfologica” alle dolci colline. Sulla sommità del Monte Moro si trova il Forte: la componente storica dell’area protetta, il suo volto “umano”, complemento al volto “naturalistico”. Vero dominus sulla pianura alessandrina, monopolizza con i suoi possenti bastioni le attenzioni visive di quanti transitano nel circondario. L’imponente fortezza ha un legame inscindibile con l’ambiente sottostante: si deve in buona misura alla presenza di un simile baluardo la mancata urbanizzazione e, di conseguenza, la conservazione naturale delle pendici del monte e della macchia di bosco intorno al torrente. Il litorale genovese è appena al di là del Tobbio, delle Figne, del Poggio e delle altre  montagne che movimentano il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo. La vicinanza del mare contagia l’ambiente, ne arricchisce la diversità. Crea bio-diversità. E di biodiversità è davvero ricca la Riserva naturale del Torrente Neirone (101ha). Un torrente di breve corso, per intero nel Comune di Gavi. Nasce dalla Rocca Crovaglia e sfocia nel Lemme, altro torrente d’Appennino. Per coglierne le caratteristiche bastano pochi passi: distolto lo sguardo dal forte e dalle colline ci si intrufola lungo l’alveo. L’ombra di una fitta vegetazione: le rive del corso d’acqua sono l’habitat di pioppi bianchi, aceri, salici, carpini, ma soprattutto degli ontani. Ontani neri: oltre che elemento distintivo dal punto di vista arboreo, l’alneto (il bosco di ontano nero) costituisce un importante fattore di pregio naturalistico. Il versante nord è invece l’habitat del castagno e del carpino nero, mentre le querce, insieme all’orniello e alla roverella prediligono il lato a solatio. Non meno rilevante è il sottobosco, segnato da una grande varietà di specie arbustive: ligustro, viburno, biancospino, ginestra, fusaggine. Sul versante a mezzogiorno la rosa canina si alterna a specie in questa zona non comuni come il ginepro, o come il nespolo selvatico, osservabile non lontano dalla falesia che corre fino alla vetta.  

Parco Naturale Capanne di Marcarolo

Il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo è stato istituito nel 1979 allo scopo di salvaguardare un territorio appenninico, situato nella parte più meridionale della provincia di Alessandria, al confine con la Liguria, a pochi chilometri in linea d’aria dal mare di Genova. L’asprezza dei luoghi, l’esposizione a forti venti e la carenza di terreni fertili determinata dalle vicende geologiche dell’Area, collocata nel sistema denominato “Gruppo di Voltri”,  hanno rappresentato un elemento di forte selettività per le specie vegetali e animali e un freno per gli insediamenti umani e l’uso produttivo dei suoli. Il territorio del Parco, pertanto, si presenta prevalentemente caratterizzato da una natura selvaggia con una grande varietà di ambienti dall’enorme valore naturalistico e paesaggistico.

L’importanza del territorio di Capanne di Marcarolo per la tutela e la conservazione della biodiversità è stata in questi anni riconosciuta anche dagli approfonditi studi scientifici sugli ambienti e la biodiversità locale: la determinazione di  specie floristiche endemiche come la Viola bertolonii, il Cerastium utriense e l’Aquilegia ophiolithica, quest’ultima recentemente descritta, o di specie faunistiche nuove per la scienza come i lepidotteri Coleophora marcarolensis e Elachista cabanella, oltre che, naturalmente, l’individuazione dei diversi habitat e delle specie inseriti negli elenchi della Direttiva europea della Rete Natura 2000.  Altrettanto degne di nota sono le emergenze storiche e culturali del territorio: le numerose cascine sparse che caratterizzano il territorio a testimonianza del processo insediativo che si realizzò a partire dal XVI secolo e il monumento ai Martiri della Benedicta a ricordo dell’eccidio avvenuto durante la Settimana Santa del 1944, in cui furono fucilati centoquaranta giovani e altri quattrocento furono deportati nei campi di sterminio tedeschi.

Parco Naturale dell’Alta Val Borbera

Il PN Alta Val Borberaè l’unico esempio in Piemonte di ambiente silvo-pastorale di tipo mediterraneo montano, che permette la compresenza di vegetazione ad inclinazione mediterranea in mosaico con quella microterma (che vive a basse temperature), data da relitti disgiunti di vegetazione boreale (vaccinieti, formazione vegetale dominata da piante del genere Vaccinium, detta anche brughiera a mirtilli) e dalla presenza in alcuni impluvi di specie arboree di mesofile (con fabbisogno idrico medio come per esempio carpino bianco, frassino maggiore, tiglio ecc…).Un esteso e continuo manto boschivo occupa più di tre quarti della superficie. La vegetazione forestale si compone in prevalenza di faggete, localizzate alle quote più elevate dei versanti, quindi di castagneti, ostrieti, cerrete e querceti di roverella (Quercus pubescens). Praterie e prato-pascoli risultano frammentati in aree di limitata estensione, dove è ancora attiva la pastorizia; se l’attività pastorale e di allevamento è notevolmente ridotta rispetto al passato, l’abbandono dell’agricoltura è da considerare pressoché completo.  

Per approfondire

ISPRA, Alla scoperta della biodiversità https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/formeducambiente/educazione-ambientale/file-educazione-ambientale/orientarsi-nella-biodiversita

Cos’è la biodiversità?
Labiodiversità è la ricchezza della vita e la varietà delle forme viventie degli ambienti della Terra. Convenzione ONU

Il termine biodiversità (traduzione dall’inglese biodiversity, a sua volta abbreviazione di biological diversity) è stato coniato nel 1988 dall’entomologo americano Edward O. Wilson.

La biodiversità può essere definita come la ricchezza di vita sulla terra: i milioni di piante, animali e microrganismi, i geni che essi contengono, i complessi ecosistemi che essi costituiscono nella biosfera.

Questa varietà non si riferisce solo alla forma e alla struttura degli esseri viventi, ma include anche la diversità intesa come abbondanza, distribuzione e interazione tra le diverse componenti del sistema. In altre parole, all’interno degli ecosistemi convivono ed interagiscono fra loro sia gli esseri viventi sia le componenti fisiche ed inorganiche, influenzandosi reciprocamente. Infine, la biodiversità arriva a comprendere anche la diversità culturale umana, che peraltro subisce gli effetti negativi degli stessi fattori che, come vedremo, agiscono sulla biodiversità. La biodiversità, quindi, esprime il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi e come questi varino da un ambiente ad un altro nel corso del tempo.

La Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, di speciee di ecosistema.

La diversitàdiecosistemadefinisce il numero e l’abbondanzadegli habitat, delle comunità viventi e degli ecosistemi all’interno dei quali i diversi organismi vivono e si evolvono.

La diversitàdispeciecomprende la ricchezzadi specie, misurabile in termini di numero delle stesse specie presenti in una determinata zona, o di frequenzadelle specie, cioè la loro rarità o abbondanza in un territorio o in un habitat.

La diversità genetica definisce la differenza dei geni all’interno di una determinata specie; essa corrisponde quindi alla totalità del patrimonio genetico a cui contribuiscono tutti gli organismi che popolano la Terra.

Perché è importante la biodiversità? Perché è alla base dell’evoluzione e del mantenimento della vita sulla Terra. La biodiversità rafforza la produttività di un qualsiasi ecosistema (di un suolo agricolo, di una foresta, di un lago, del mare). Infatti è stato dimostrato che la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, come inondazioni o tempeste tropicali, diminuisce il livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali ad esse legate. Ciascuna specie, poco importa se piccola o grande, riveste e svolge un ruolo specifico nell’ecosistema in cui vive e proprio in virtù del suo ruolo aiuta l’ecosistema a mantenere i suoi equilibri vitali. 

Anche una specie che non è a rischio su scala mondiale può avere un ruolo essenziale su scala locale. La sua diminuzione a questa scala avrà un impatto per la stabilità dell’habitat. 

Per esempio, una più vasta varietà di specie significa una più vasta varietà di colture, una maggiore diversità di specie assicura la naturale sostenibilità di tutte le forme di vita, un ecosistema in buona salute sopporta meglio un disturbo, una malattia o un’intemperia, e reagisce meglio. La biodiversità, oltre al valore di per sé, è importante anche perché è fonte per l’uomo di beni, risorse e servizi: i cosiddetti servizi ecosistemici. Di questi servizi, che gli specialisti classificano in servizi di supporto, di fornitura, di regolazione e culturali, beneficiano direttamente o indirettamente tutte le comunità umane, animali e vegetali del pianeta. Gli stessi servizi hanno un ruolo chiave nella costruzione dell’economia delle comunità umane e degli Stati. Ad esempio, la biodiversità vegetale, sia nelle piante coltivate sia selvatiche, costituisce la base dell’agricoltura, consentendo la produzione di cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale. Le risorse genetiche hanno consentito in passato il miglioramento delle specie coltivate e allevate e continueranno a svolgere in futuro questa loro funzione. Tale variabilità consentirà anche di ottenere nuove varietà vegetali da coltivare o animali da allevare e di adattarsi alle mutevoli condizioni climatiche e ambientali. La biodiversità fornisce nutrimento (vegetali e animali), fibre per tessuti (cotone, lana, ecc.), materie prime per la produzione di energia (legno e minerali fossili) ed è la base per i medicinali. La perdita e l’impoverimento della biodiversità ha impatti pesanti sull’economia e sulle società, riducendo la disponibilità di risorse alimentari, energetiche e medicinali. Attualmente il mercato mondiale dei farmaci vale 650 miliardi di dollari e quasi la metà si basa su farmaci tratti, direttamente o indirettamente, dai regni vegetale e animale.

Cosa può fare ciascuno di noi per proteggere la biodiversità?  Può sembrare strano, ma anche essere più attenti a quello che si compra e a quello che si mangia può aiutare a combattere la perdita di biodiversità.

Oltre alle leggi e alle strategie politiche che gli Stati possono attuare per difendere la biodiversità, ci sono molte azioni che noi singoli individui possiamo compiere per contribuire, se non a fermare, almeno a rallentare la distruzione degli habitat e con essa l’estinzione di piante ed animali.

In questo senso, ci viene sicuramente spontaneo pensare soprattutto agli animali, anche perché in questi ultimi anni sono state avviate molte campagne di sensibilizzazione su diverse specie di animali a rischio di estinzione in varie parti del mondo, o che comunque sono costantemente minacciate dallo sfruttamento economico, dalla caccia o semplicemente dalla crudeltà gratuita dell’uomo.

Nel suo libro ASandCountyAlmanacandsketcheshereandthere(tradotto recentemente in italiano con il titolo Pensare come una montagna – A Sand County Almanac) Aldo Leopold, tra aneddoti e riflessioni di straordinaria profondità introduce infatti il concetto di etica della terra, convinto che anche in ambito etico l’uomo possa costantemente progredire, oltrepassando così il limite di una visione antropocentrica, oggi più che mai perdente, per considerare la Terra, nel suo complesso, non una proprietà da sfruttare, ma un bene da valorizzare e rispettare.

Il nostro contributo può partire da cercare di formare i ragazzi, facendosi aiutare dai giornali, letti magari in classe, da internet, o dai molti documentari trasmessi in televisione sempre con il contributo che gli insegnanti possono dare al confronto insegnando a conoscere la biodiversità! 

La cosa più importante di tutte, comunque, è quella di osservare sempre le norme e le regole presenti nei luoghi in cui viviamo o in quelli che visitiamo (ad esempio la segnaletica che incontriamo quando si attraversa un’area naturale protetta, che sia un bosco oppure un tratto di mare), che ci ricordano di non disturbare gli animali selvatici o di non danneggiare gli ambienti naturali.