La Rete Natura 2000

ZPS IT1180025 Dorsale Monte Ebro e Monte Chiappo

Caratteristiche generali 

La ZPS, una delle più piccole in termini di superficie della Rete Natura 2000 regionale, è situata nell’estrema porzione sud-orientale della zona appennica piemontese, laddove si incontrano i confini amministrativi di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia. Essa occupa le zone più elevate dei versanti meridionali del Monte Ebro (m 1699) e del Monte Chiappo (m 1700) oltre al crinale che li unisce. 

Il paesaggio qui è caratterizzato da dorsali e pendii morbidi prevalentemente occupati dagli ambienti aperti delle praterie calcifile, ricche di specie floristiche, intercalate a cespuglieti di ginepro e di ginestra (Genista radiata). Nelle aree non più sfalciate né pascolate sono in espansione le boscaglie di invasione con sorbo montano (Sorbus aria), salicone (Salix capraea) e pioppo tremolo (Populus tremula). La vegetazione forestale ricopre solo circa un terzo del sito; sui versanti nord si trovano boschi di faggio mentre sui versanti più assolati predominano orno- ostrieti, con cerro (Quercus cerris) e roverella (Quercus pubescens). 

Questa zona appenninica è stata individuata come ZPS in virtù della sua importanza come luogo di nidificazione e alimentazione per una ricca avifauna legata agli ambienti forestali e d’alta quota appenninici, nonché quale area di sosta e transito per le specie migratrici. 

Ambienti e specie di maggior interesse 

Sono al momento segnalate 84 specie di uccelli, di cui una trentina nidificanti certe o probabili. Le specie inserite nell’All. I della Direttiva Uccelli sono 16; esistono indizi di nidificazione recente solo per il calandro (Anthus campestris), mentre altre quattro sono considerate come potenzialmente nidificanti: il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l’ortolano (Emberiza hortulana), l’averla piccola (Lanius collurio) e la tottavilla (Lullula arborea). 

Questa parte dell’ Appennino ligure-piemontese è interessata da una delle principali direttrici di volo che i migratori primaverili seguono per raggiungere la Valle Scrivia, per poi dirigersi verso nord. Le specie migratrici sono più di 30 e comprendono sia rapaci, sia passeriformi: si osservano l’albanella minore (Circus pygargus), il nibbio bruno (Milvus migrans), il cuculo (Cuculus canorus), la rondine (Hirundo rustica), il prispolone (Anthus pratensis) e il culbianco (Oenanthe oenanthe).
L’ambiente più rilevante per l’ornitofauna della ZPS è costituito dalle praterie sub-mediterranee frequentate da specie considerate in regressione sul territorio regionale a causa della riduzione o alterazione dei loro habitat. E’ il caso della quaglia (Coturnux coturnix) e di alcuni passeriformi come lo zigolo giallo (Emberiza citrinella), lo zigolo muciatto (Emberiza cia), il saltimpalo (Saxicola torquatus) e la sterpazzola (Sylvia communis). 

Anche se poco meno di un quinto della superficie forestale è costituito da fustaie, struttura di maggiore rilevanza per l’avifauna, la continuità del sito col resto del manto boschivo che ricopre la Val Borbera fa sì che nei boschi si possano contattare circa 50 specie di uccelli. Tale diversità specifica è ben dimostrata dalla presenza di alcuni rapaci tra cui il falco pecchiolo (Pernis apivorus), il biancone (Circaëtus gallicus), la poiana (Buteo uteo), lo spaviere (Accipiter nisus) e da alcuni strigiformi come l’allocco (Strix aluco), l’assiolo (Otus scops) e il gufo comune (Asio otus). Non mancano i passeriformi più comuni dei boschi di latifoglie come il rampichino (Certhia brachydactyla), il rigogolo (Oriolus oriolus) e la cincia bigia (Poecile palustris), oltre al picchio verde (Picus viridis). 

Stato di conservazione e minacce 

Gli ambienti aperti di quest’area appenninica sono ritenuti in buono stato di conservazione.
La principale minaccia per questi habitat è l’abbandono dello sfalcio, con conseguente invasione da parte di specie arbustive e arboree. Negli ultimi decenni l’alpicoltura è diventata meno estensiva, generando talvolta locali problematiche di sovrapascolamento nelle aree più raggiungibili, e di abbandono di quelle meno accessibili o più acclivi. L’abbandono del pascolo ha indubbiamente effetti negativi su molte specie di uccelli la cui presenza dipende più o meno strettamente da quella di bestiame al pascolo. 

Sarebbe da scongiurare ogni ipotesi di installazione di impianti eolici a causa dell’impatto diretto negativo che avrebbero nei confronti dell’avifauna, in particolare su quella migratrice. Altrettanto negativo sarebbe l’impatto indiretto sugli ecosistemi, dovuto alle ingenti opere di cantierizzazione necessarie alla realizzazione delle opere in tale contesto geografico. 

Cenni sulla fruizione 

Per visitare quest’area appenninica è consigliabile raggiungere in auto la località Capanne di Cosola. Partendo da qui è possibile percorrere a piedi il crinale che unisce il Monte Chiappo al Monte Ebro, seguendo le indicazioni del sentiero che porta fino al Monte Giarolo. Esistono altresì delle strade sterrate che, partendo dalla SP40 della Val Borbera, si dirigono verso la linea di cresta attraversando la fascia boscata dei bassi versanti.