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ZSC IT1180011 – Massiccio dell’Antola, M.te Carmo, M.te Legna

Caratteristiche generali 

Il sito, collocato all’estremo lembo sud-orientale del Piemonte, confina con la Regione Emilia-Romagna e con il Parco Regionale dell’Antola, situato nella Regione Liguria. Esso si trova ad un’altitudine compresa tra 593 e 1.669 m e occupa parte del settore di testata del Torrente Borbera, corrispondente ai bacini idrografici del torrente Agnellasca e Gordenella, delimitati approssimativamente dalla linea di cresta che partendo dal Monte Porreio (1.533 m) arriva alla Cima dell’Erta (1.020 m), passando per le cime del Monte Legna (1.669 m), del Monte Carmo (1.640 m) e del Monte Antola (1.597 m). 

Il paesaggio è vario, caratterizzato ora da forme morbide, con ampie valli a crinali arrotondati, ora aspro e contrassegnato da versanti con forti pendenze in cui l’erosione dà origine talora a tipiche forme calanchive.
Un esteso e continuo manto boschivo occupa più di tre quarti della superficie. La vegetazione forestale si compone in prevalenza di faggete, localizzate alle quote più elevate dei versanti, quindi di castagneti, ostrieti, cerrete e querceti di roverella (Quercus pubescens). Praterie e prato-pascoli risultano frammentati in aree di limitata estensione, dove è ancora attiva la pastorizia; se l’attività pastorale e di allevamento è notevolmente ridotta rispetto al passato, l’abbandono dell’agricoltura è da considerare pressoché completo. 

Ambienti e specie di maggior interesse 

Tra gli ambienti della D.H. sono presenti le praterie xeriche a Bromus erectus (6210), habitat prioritario poichè ospita un ricco popolamento di orchidee con numerose specie segnalate. Tra gli habitat rimanenti, contraddistinti da buona rappresentatività e buon grado di conservazione, vi sono le brughiere (4030), presenti su ridotte estensioni sul crinale appenninico, i megaforbieti (6430), i castagneti (9260) ed infine le faggete eutrofiche (9130), che risultano essere l’ambiente più esteso. 

In relazione alla flora è interessante rilevare, alle quote più elevate, la presenza di specie alpine relitte quali Vaccinium gaultherioides, Homogyne alpina, Vaccinium vitis-idaea, Gentiana kochiana e, alle quote inferiori, di specie relativamente termofile e submediterranee. Era segnalata in passato la presenza di Gladiolus palustris (All. II), specie non confermata da oltre cinquant’anni. L’asteracea appenninica Doronicum columnae ha qui il limite orientale di diffusione. Tra le specie più rare sono segnalate le presenze di Anogramma leptophylla, Aremonia agrimonoides, Corallorhiza trifida, Omphalodes verna, Peucedanum schottii, specie inserite nella Lista Rossa regionale e di Tulipa australis, indicata come vulnerabile nella Lista Rossa italiana. 

La fauna si contraddistingue per la presenza di specie rare e localizzate.
Tra i mammiferi ha gran rilievo il lupo (Canis lupus, All. II e IV), specie considerata prioritaria dalla D.H., la cui presenza in questa zona appenninica è stata confermata a più riprese nel corso degli ultimi vent’anni. Sono recenti, invece, le sempre più frequenti segnalazioni dell’istrice (Hystrix cristata, All. IV) nei dintorni del sito verso il confine ligure.

Tra gli anfibi spiccano alcune specie di interesse comunitario a gravitazione mediterraneo-appenninica, qui al limite del loro areale di distribuzione. Esse sono la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata, All. II) e la rana italica (Rana italica, All. IV), localizzate in regione proprio in questa ristretta area dell’Appennino alessandrino, e il geotritone di Strinati (Speleomantes strinatiii, All. II), altrettanto raro ma rilevato anche in alcune zone delle Alpi Marittime. Tra i rettili si sottolinea la presenza di specie poco diffuse sul territorio piemontese, tutte inserite in All. IV; qui si trovano la natrice tessellata (Natrix tessellata), fortemente localizzata e sempre più rara, il colubro liscio (Coronella austriaca), anch’esso molto localizzato, ed il saettone (Zamenis longissimus), che invece è abbastanza frequente lungo la fascia appenninica. L’avifauna conta 4 specie inserite nell’All. I della D.U.: l’averla minore (Lanius collurio), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), l’ortolano (Emberiza hortulana) e la tottavilla (Lullula arborea), tutte nidificanti. Infine, è nota una ricca cenosi di lepidotteri che conta 94 specie di ropaloceri diurni. 

Stato di conservazione e minacce 

È in corso la naturale evoluzione della vegetazione sulle creste, con espansione della copertura arboreo-arbustiva a discapito delle cenosi erbacee e suffruticose, e quindi di alcuni habitat di importanza comunitaria. Le cenosi e gli ecosistemi fluviali sono alterati dalla captazione e regimazione dei corsi d’acqua, oltre che dall’immissione di ittiofauna. Si ricorda infine che entro l’area è stata istituita l’Oasi di Protezione faunistica “Monte Antola”. 

Cenni sulla fruizione 

Esistono alcuni itinerari che si inseriscono nella più ampia rete sentieristica regionale; inoltre, è possibile effettuare escursioni a cavallo lungo percorsi segnalati.