La Rete Natura 2000

ZSC/ZPS IT1180026 – Capanne di Marcarolo

Caratteristiche generali 

Il sito si trova all’estremo sud della provincia alessandrina, nel settore appenninico, al confine con la regione Liguria.
Esso è posto tra i 225 e i 1.172 metri di quota e occupa la parte superiore dei bacini dei torrenti Piota, Gorzente e Lemme ed è coronato dalle cime del Monte Tobbio (1.092 m), del Monte Figne (1.172 m), del Monte Poggio (1.081 m) e del Monte Pracaban (946 m). I rilievi, dalle cime e dai crinali arrotondati, sono percorsi da un reticolo idrografico ramificato e fitto che localmente incide molto profondamente la roccia; i segmenti minori del reticolo idrografico sono asciutti per la massima parte dell’anno.

L’ambiente prevalente è quello boschivo: più di tre quarti del territorio sono occupati da estesi boschi cedui a prevalenza di rovere (Quercus petraea) e castagno (Castanea sativa), da rimboschimenti di pino nero (Pinus nigra) e pino marittimo (Pinus pinaster), realizzati a partire dall’inizio del secolo scorso su vaste superfici disboscate in passato. Le aree boscate sono alternate a versanti scoperti ove si trovano praterie montane, ancora in parte sfalciate, pascoli abbandonati, e zone con affioramenti rocciosi con vegetazione erbacea discontinua. Di notevole interesse sono i tratti dei corsi d’acqua ad apporto perenne di acqua e non eutrofizzati, alcune micro-torbiere e piccole aree palustri, rare sul territorio appenninico, mentre antiche miniere di epoca romana, oggi abbandonate, sono diventate importanti habitat per specie cavernicole.
Caratterizzano il territorio alcuni laghi artificiali: il Lago Lavagnina ed i Laghi del Gorzente. 

Ambienti e specie di maggior interesse 

Il sito possiede notevole valore naturalistico in quanto qui si trovano numerose specie rare, relitte, endemiche ed al limite settentrionale dell’areale di distribuzione e sono inoltre presenti habitat non rappresentati in altri siti della nostra regione.
È stata rilevata la presenza di numerosi ambienti di interesse comunitario tra cui l’habitat prioritario dei prati xerici (6210), ricco di fioriture di orchidee tra le quali le rare Orchis laxiflora, O. papilionacea, Serapias vomeracea e S. neglecta. Nel sito sono presenti lembi di brughiere (4030) e di molinieti a Molinia arundinacea e Schoenus nigricans (6410), dove il suolo è solo periodicamente ristagnante d’acqua. Tra la vegetazione prato-pascoliva sono presenti le praterie montane a Trisetum flavescens (6520) ed è presente la vegetazione dei ghiaioni e delle rupi (8120, 8160, 8210). È segnalata la presenza di popolamenti di Cladium mariscus, cenosi acquatica prioritaria ai sensi della D.H. (7210) ed estremamente localizzata sul territorio piemontese. 

Tra la vegetazione forestale si trovano alcune formazioni a pioppo nero (Populus nigra), pioppo bianco (Populus alba) e salice bianco (Salix alba) (91E0), habitat prioritario costituito solo da lembi di ridotte dimensioni, in continuità con cenosi arbustive riparie e di greto a salici e pioppi (3240); sono presenti inoltre le faggete acidofile (9110), le faggete con Taxus ed Ilex (9210), habitat prioritario, i castagneti (9260) e le formazioni naturali di pino marittimo (9540).
L’elenco floristico conta più di 900 entità, numero considerevole, tenuto presente la relativa uniformità dell’area per quanto riguarda il substrato geologico. Tra le specie più rare possono essere evidenziate le presenze di Antirrhinum latifolium, Genista radiata, Omphalodes verna, Gentiana pneumonanthe e Drosera rotundifolia.

Si sottolinea inoltre la presenza di Euphorbia hyberna ssp. insularis, che ha qui la sua unica stazione piemontese, di Crocus ligusticus, endemismo ligure-provenzale, Viola bertolonii, endemica dell’appennino ligure-piemontese, e Linum campanulatum, specie assai vistosa, rara e localizzata. In anni recenti è stata descritta alle Capanne di Marcarolo una nuova specie per la scienza, Cerastium utriense. Sono presenti nel parco numerosi esemplari della rara quercia sempreverde Quercus crenata, specie di origine ibrida avente come progenitori Quercus cerris e Q. suber. Tra le specie di interesse comunitario, è confermata la presenza di Gladiolus palustris (All. II), mentre non ha ancora trovato riscontro in anni recenti la segnalazione di Spiranthes aestivalis (All. IV). Discorde è l’opinione degli autori circa la presenza nel sito di Aquilegia bertolonii (All. II e IV) che taluni attribuiscono ad una forma particolare di A. vulgaris adattata alle rocce serpentinitiche.

L’avifauna conta circa 80 specie nidificanti certe o probabili tra le circa 150 specie segnalate; le specie inserite in All. I della D.U. sono 37, di cui 7 nidificanti: il biancone (Circaëtus gallicus), il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il succiacapre (Caprimulgus europaeus), la tottavilla (Lullula arborea), il calandro (Anthus campestris), l’averla piccola (Lanius collurio) e l’ortolano (Emberiza hortulana). Elemento di spicco è il biancone, grande rapace migratore predatore di serpenti, preso a simbolo del Parco delle Capanne di Marcarolo, che giunge in Marzo dall’Africa tropicale.

I mammiferi sono rappresentati da circa 40 specie, in gran parte appartenenti agli ordini degli insettivori, dei roditori e dei chirotteri. In riferimento alla D.H. è di gran rilievo la presenza del lupo (Canis lupus, All. II e IV), passato da qui nel suo percorso di ricolonizzazione dell’arco alpino occidentale; inoltre si ricorda il moscardino (Muscardinus avellanarius, All. IV) ed una numerosa comunità di pipistrelli, 18 specie, che rappresentano circa il 60% di quelli presenti sul territorio piemontese, tra cui 5 incluse nell’All. II della D.H.: Barbastella barbastellus, Myotis emarginatus, Myotis myotis e/o blythii, Rhinolophus ferrumequinum e Rhinolophus hipposideros

L’erpetofauna conta 7 specie di anfibi e 12 di rettili, di cui rispettivamente 3 e 6 di interesse comunitario. In generale essa risulta fortemente caratterizzata da numerosi elementi ad areale appenninico-mediterraneo, poco diffusi in Piemonte: è il caso del tritone appenninico (Triturus alpestris apuanus), del colubro dei riccioli (Coronella girondica) e della natrice viperina (Natrix maura). Riveste particolare importanza la presenza del geotritone (Speleomantes strinatii, All. II e IV), anfibio ad attitudini cavernicole, ma anche quella del tritone crestato (Triturus carnifex, All. II e IV), ancora abbastanza diffuso nel territorio piemontese, ma i cui siti riproduttivi risultano sempre più rari. 

Nelle acque dei torrenti sono state segnalate 17 specie di pesci, in larga parte autoctone, tra le quali 5 inserite nell’All. II della D.H.: il vairone (Leuciscus souffia), la lasca (Chondrostoma genei), il barbo comune (Barbus plebejus), il barbo canino (Barbus meridionalis) ed il cobite (Cobitis taenia). 

Tra gli invertebrati, il gruppo dei lepidotteri risulta il più studiato; la ricerca in corso per il piano di gestione del SIC ha portato fino ad oggi ad identificare un popolamento di oltre 1.000 specie (di cui la metà microlepidotteri), che si caratterizza per la notevole frammistione di elementi mediterranei e di elementi alpini, con parecchie specie nuove per l’Italia. Sono di importanza comunitaria Callimorpha quadripunctata (All. II, prioritaria) e Zerynthia polyxena (All. IV), mentre le passate segnalazioni di Euphydryas aurinia sono ora riferibili all’affine E. provincialis. Di particolare interesse è la fauna lepidotterologica delle zone umide, con specie rare in Italia come il nottuide Arenostola phragmitidis, nota solo per il Trentino. Tra i microlepidotteri è eccezionale la recente scoperta di Coleophora marcarolensis, specie conosciuta solo per questa zona, sviluppantesi su Genista pilosa, e di Ochseneimeria glabratella, specie la cui larva vive negli steli delle graminacee, presente con una colonia abbondantissima, a circa 900 m, molto più in basso rispetto alle zone di alta quota già note nelle Alpi svizzere ed austriache; altre due specie appartenenti alle famiglie Gracillariidae e Autostichidae, sono nuove per la scienza e verranno descritte a breve. 

Il resto dell’entomofauna conta circa 40 ortotteri, tra cui Saga pedo (All. IV), finora noto in Piemonte solo in alcune località della Val Susa, e 20 odonati, tra cui Oxygastra curtisii (All. II e IV), specie dell’Europa occidentale, rarissima in Piemonte, e Onychogomphus uncatus, specie del Mediterraneo occidentale, segnalata in poche regioni italiane. Infine si ricordano i restanti elementi inseriti negli Allegati della D.H.: il gambero di fiume (Austropotamobius pallipes, All. II), l’unica specie di decapode autoctona vivente in Piemonte, i coleotteri Lucanus cervus (All. II) e Cerambyx cerdo (All. II e IV), entrambi con distribuzione piemontese legata all’areale delle querce. 

Stato di conservazione e minacce 

Il sito, date le vaste dimensioni e la bassa densità abitativa, gode in generale di buono stato di conservazione, anche se esistono alcune problematiche legate alle attività antropiche.
Tra le forme di pressione c’è la pratica del fuoristrada abusivo, la raccolta eccessiva di funghi e castagne, l’asportazione di fiori e di minerali, come per esempio accade nelle miniere abbandonate in località Ferriere dove quest’attività disturba fortemente la fauna cavernicola.
Per quanto riguarda l’attività venatoria, oggi desta preoccupazione il bracconaggio.
In relazione alla vegetazione il pericolo di incendi boschivi è molto forte; l’imboschimento naturale delle zone aperte abbandonate mette a rischio l’esistenza di specie rare, mentre il pascolo abusivo, le opere viarie e di drenaggio potrebbero danneggiare alcuni ecosistemi fragili, in particolare i piccoli ambienti umidi. Una minaccia particolare si ha nella zona impaludata del lago interrato della Lavagnina (superiore) per la quale esiste una proposta di scavo; l’area è uno degli ambienti con maggiore biodiversità a lepidotteri, con un ontaneto e vegetazione igrofila, alla quale sono infeudate specie nordiche, mentre a pochi metri su ghiaie e sabbia si trovano molte specie mediterranee. Molto deleterie sono le forme di ripulitura delle rive, ecotoni di notevole importanza per la fauna minore. 

Cenni sulla fruizione 

È possibile visitare il sito usufruendo della fitta rete di sentieri esistente, che permette di compiere escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo. Inoltre l’Ente Parco ha attivato corsi di educazione ambientale per l’attività didattica delle scuole ed ha allestito un Ecomuseo in località Cascina Moglioni, incentrato sulle attività rurali tradizionali praticate nei terreni adiacenti.