Oggi nell'Appennino

Tulipani protetti

Tulipano montano (Tulipa australis Link) e Tulipano selvatico (Tulipa sylvestris L.) sono le due specie spontanee presenti tra il Parco e le aree collinari più prossime. Il primo fiorisce a quote più elevate rispetto al suo congenerico e trova le condizioni a lui più favorevoli nel massiccio del Monte Tobbio dove, infatti, può essere facilmente osservato.

Il secondo, Tulipa sylvestris L., predilige i suoli profondi dei campi da sfalcio o dei coltivi, gli orti e i vigneti dove al diserbante si preferiscono pratiche meno invasive.
Il Tulipano montano cresce sulle montagne che circondano il bacino del Mediterraneo, tra i 500 e i 2000 metri di altitudine.

Abita i pascoli e i sottoboschi con vegetazione arborea più rada. Sembra meno legato alle pratiche di coltivazione tradizionale rispetto al Tulipano selvatico anche se, in realtà, la millenaria storia dei diboscamenti e quindi l’intervento dell’uomo, lo ha certamente favorito.

Il tulipano selvatico è spontaneo nelle parti centrali e sudoccidentali dell’Europa mentre è sfuggito alle coltivazioni a scopo ornamentale spontaneizzandosi nei paesi dell’Europa del Nord. Si rinviene, di norma, non oltre gli 800 metri di quota. Entrambe le specie sono state elevate al rango di protezione assoluta dalla Regione Piemonte.

Il Tulipano precoce (Tulipa praecox Ten.) è specie originaria dell’Asia sud occidentale, dall’Iran alla Palestina, cresce naturalizzato in buona parte dell’Europa meridionale. Ha bulbi molto profondi, teme quindi più la raccolta e i pesticidi rispetto all’aratro.

Il Tulipano di Persia (Tulipa clusiana DC.) è spontaneo nell’Asia centrale e raggiunge quote da record negli altopiani himalaiani (4000 metri).
Ha raggiunto l’Europa ai primi del ‘600, epoca a partire dalla quale ci fu una vera mania per la coltivazione di tulipani di origine asiatica. Le popolazioni europee spontaneizzate vivono ai margini delle colture trazionali e , spesso, nei muri a secco.
Queste ultime due specie, Tulipa praecox Ten. e Tulipa clusiana DC., per la loro storia centenaria di ambientazione nei nostri climi, per la loro bellezza minacciata dalla raccolta indiscrimanata e dalle nuove pratiche di gestione delle campagne hanno perciò ricevuto dal legislatore regionale una protezione assoluta che fa sperare che possano continuare a far parte della nostra flora, anche se di quella naturalizzata.

In merito al Tulipano di Persia raccogliamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza di una signora dell’Ovadese.
Ecco il suo racconto: ‘Mio nonno mi portava spesso, nelle prime giornate d’aprile, a fare una passeggiata per la campagna alla ricerca dei tulipani a due colori. Ci sedevamo su una balza di un vigneto, osservavamo il lavoro dei contadini e il vento che fa muovere l’erba già alta come fosse un mare verde.

Quando trovavamo un tulipano lui gridava – eccone uno! pensa a quanta strada che hanno fatto quei bulbi prima di arrivare sin qui. Abbi rispetto per i tulipani, sembrano piante capaci di vivere senza di noi. Non è così sai. Senza lo sfalcio dei prati loro non sopravvivono mica, se i mercanti di spezie non l’avevano portati sin qui tu di certo non li vedevi. Vedi – poi diceva – sai perché hanno un petalo rosso e uno bianco? Perché quando in Asia, la loro terra d’origine, il cielo è rosso come questo papavero – e mostrava uno dei tanti papaveri che avevamo tutt’intorno – , quando là tramonta il sole, qui da noi è ancora giorno pieno e il cielo non è mica azzurro come l’acqua dell’Orba ma è bianco di luce. Poi mi diceva di restare in silenzio e di guardare una tale grazia di forme e io pensavo a quanto era strano quel nonno.
Per questo motivo oggi, quando mi sono accorta che qualcuno ha raccolto quei tre tulipani che vedevo tutti i giorni per andare verso le vigne alte, appena fuori dal paese, penso che la persona che ha fatto quel gesto lì deve avere avuto un nonno molto diverso dal mio, e mi dispiace per lei perché nessun fiore potrà mai dare quello che ho avuto da un nonno così.


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Un commento

  • Franco Betta

    Dopo 70 (!) anni ho ritrovato un gruppo di tulipa crusiana ai bordi di una strada in una borgata di un paese vicino ad Asti in linea d’aria distante circa un km dal posto dove mia madre mi portava a vederli (molto rari: 2 o 3 fiori ) quando ero bambino.
    Quel posto (un campo di grano su un crinale) non esiste più.

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