Appennino News,  febbraio 2021

I CUSTODI DELLE GROTTE: I PIPISTRELLI DEL PARCO

E’ inverno. 

Momento ideale per svolgere un’attività di monitoraggio molto particolare: la ricerca dei siti di svernamento dei pipistrelli, mammiferi dall’importantissimo ruolo ecologico.

Tra gli obiettivi dell’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese vi è infatti quello di conoscere l’andamento delle popolazioni di questi animali attraverso il controllo sistematico dei loro siti di ibernazione.

I Guardiaparco, sin dal 2010, sono impegnati nell’esplorazione di grotte e miniere alla ricerca di pipistrelli per i quali le cavità sotterranee, naturali o artificiali, rappresentano idonei siti di rifugio dove trascorrere il letargo invernale in condizioni di umidità e temperatura pressoché costanti. 

guardiaparco Maurizio Ferrando – ingresso miniera – foto Mara Calvini

Alle nostre latitudini, infatti, i Chirotteri (l’Ordine dei mammiferi al quale appartengono i pipistrelli), utilizzano l’ibernazione come strategia per trascorrere i rigori invernali, periodo nel quale diventa molto difficile reperire le loro prede abituali rappresentate da Insetti e Artropodi. 

Il letargo è una fase molto delicata del loro ciclo vitale perché comporta cambiamenti fisiologici e una diminuzione di tutte le attività vitali, da quella muscolare alla reattività del sistema nervoso, la respirazione è rallentata e la frequenza cardiaca diminuisce drasticamente (ad es. il cuore di un individuo passa da 800 battiti al minuto in volo, 240-450 a riposo, a 20 battiti/min. in ibernazione). Il flusso sanguigno ai tessuti periferici viene quasi interrotto e la maggior parte del sangue è trattenuta nella parte centrale del corpo. Durante questo stato di ipotermia viene conservata una certa percezione sensoriale agli stimoli uditivi, tattili e di variazione della temperatura ambientale. Ogni disturbo provocato viene percepito dal chirottero e, se prolungato, può essergli fatale per il consumo delle preziose riserve di grasso.

Delle 28 specie presenti in Piemonte, ben 19 sono quelle attualmente conosciute per il Parco Naturale Regionale delle Capanne di Marcarolo, ognuna con abitudini ecologiche differenziate sia nella scelta dei rifugi (cavità di alberi, sottotetti di case, ponti, grotte), sia negli ambienti di caccia (boschi, radure, zone umide, giardini, edificati). Quelle oggetto di indagine nel periodo invernale sono le specie cosiddette “troglofile” ovvero quelle che prediligono le cavità sotterranee per andare in letargo. 

guardiaparco Mara Calvini – ingresso miniera – foto Giacomo Gola

Tutte le specie di chirotteri sono protette a livello europeo ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE recepita da tutti i Paesi facenti parte dell’Unione. Oltre alla tutela e alla conservazione delle specie, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare ha l’obbligo di redigere il Rapporto nazionale periodico (ogni 6 anni) a partire dai risultati del monitoraggio che le Regioni sono tenute a trasmettere secondo quanto previsto dall’articolo 11 della stessa Direttiva. 

Negli ultimi anni le ricerche sono state ampliate al territorio provinciale, in particolare nei siti della Rete Natura 2000 gestiti dall’Ente Parco. 

Rhinolophus ferrumequinum – foto Giacomo Gola

Tra le grotte e miniere esplorate, 16 in tutto, sono state rilevate 5 specie: Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), Vespertilio di Daubenton, (Myotis daubentonii), Vespertilio di Natterer (Myotis nattereri) e Serotino comune (Eptesicus serotinus). La più diffusa, seppur non abbondante, è il Rinolofo maggiore con un massimo di 14 individui rilevati quest’inverno nella Miniera d’oro M2 in valle Moncallero, all’interno dell’area protetta, mentre le altre specie risultano più rare e localizzate. Il grafico mostra come il Rinolofo maggiore, analizzato nell’arco di un ventennio all’interno del Parco di Capanne di Marcarolo, mostra un lieve aumento della popolazione seppur il numero medio di individui per cavità sotterranea risulti pressoché stabile. 

Andamento della popolazione svernante di Rinolofo maggiore nel periodo 2001-2021
La linea rossa indica il numero medio di individui per sito

Di particolare interesse è il ritrovamento nell’area protetta di un individuo di Rinolofo minore, specie per la quale non si avevano dati dagli anni ‘90 del secolo scorso.

In generale il confronto dei dati degli ultimi anni, conferma una sostanziale stabilità delle popolazioni. Questo è un dato positivo dal momento che molte specie di Chirotteri sono purtroppo in forte declino a livello europeo (16 specie su 35 sono a rischio di estinzione) e le strategie di conservazione si configurano, principalmente, nella tutela dei siti riproduttivi, in quelli di svernamento e nella conservazione degli habitat di caccia. Per valutare l’andamento delle popolazioni occorre un monitoraggio nel lungo periodo in considerazione del fatto che i chirotteri sono mammiferi con un basso tasso riproduttivo (1 solo piccolo all’anno), non tutti gli anni si riproducono e sono longevi (alcune specie vivono fino a 30-40 anni).

L’Ente Parco ha infatti intrapreso concrete azioni di conservazione rivolte agli ambienti sotterranei che ospitano le specie di maggior valore conservazionistico a livello europeo.

Myotis daubentonii – foto Giacomo Gola

Nel 2019 l’Ente Parco ha recuperato e messo in sicurezza le Miniere M1, M2, M3 e M13 situate nella Valle del Gorzente, all’interno del Parco Naturale di Capanne di Marcarolo, mediante l’installazione di appositi cancelli a barre orizzontali che consentono l’accesso ai chirotteri e ad altra fauna troglofila (es. Geotritone Speleomantes strinatii, anch’essa specie protetta la cui conservazione richiede l’istituzione di Zone Speciali di Conservazione). Nel contempo, vi è il proposito di conservare e promuovere la testimonianza di un lavoro quotidiano nelle miniere e la storia di un territorio stratificatisi nel tempo attraverso visite guidate. Il Piano Stralcio delle Aree Aurifodine prevede la chiusura al pubblico nel periodo invernale e un numero limitato di visitatori nel resto dell’anno. Questo permette da un lato l’esigenza di preservare il delicato equilibrio dell’ambiente sotterraneo e dei suoi abitanti e, dall’altro, si configura come una sinergia con la condivisione e la partecipazione della comunità locale, come in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 6 della Direttiva Habitat.

La conservazione delle specie passa inequivocabilmente per la protezione dei loro rifugi riproduttivi e degli habitat nei quali esse vivono. Persino luoghi di modesta estensione e dalla natura molto particolare come grotte e miniere, sono indispensabili alla sopravvivenza di molte specie tra cui i pipistrelli, troppo spesso misconociuti e bistrattati ma il cui ruolo è vitale per la salute degli ecosistemi.