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Monitoraggio di maggio sulla migrazione primaverile dell’avifauna nel Parco Capanne di Marcarolo – specie target Falco pecchiaiolo

Si è svolto dal 9 al 17 maggio il terzo periodo di monitoraggio sulla migrazione primaverile dell’avifauna nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo a cura del personale delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese.

In questa terza e ultima sessione mensile sono stati osservati complessivamente 161 Falchi pecchiaioli con un massimo giornaliero di 75 individui.

Il progetto ha l’obiettivo di monitorare il passaggio delle specie ornitiche dell’Area Protette ed in particolare di quelle dell’Allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” valutandone la consistenza quali-quantitativa nel corso degli anni.

guardiaparco al lavoro – foto Mara Calvini

Le altre specie osservate sono state le seguenti:

Periodo di osservazione dal 9 al 17 maggio 2021
Giorni effettivi di osservazione : 6 (3 giorni con condizioni meteo avverse)
Ore totali di osservazione : 31

Specie 2021 Indice orario Media giornaliera
Falco pecchiaiolo1615,427,7
Nibbio bruno100,2
Falco di palude100,2
Biancone120,42
Lodolaio30,10,5
Falco cuculo100,2
Albanella minore100,2
Aquila reale100,2
Aquila minore20,10,3
Rondone1073,517,8
Rondine1765,729,3
Balestruccio190,63,2
Gruccione94315,7
Rapaci indeterminati80,31,3

I dati molto interessanti che emergono dalle osservazioni di maggio sono i seguenti:

  • per il Falco pecchiaiolo l’indice orario di migrazione è risultato pari a 5,4 (n. individui osservati / ore di osservazione effettive) analogamente a quello di riferimento relativo allo studio effettuato nel Parco Capanne di Marcarolo negli anni 2013-2014
  • importante avvistamento di 3 specie rare quali l’Albanella minore (Circus pygargus), l’Aquila minore (Hieraaetus pennatus) e il Falco cuculo (Falco vespertinus)

I risultati del monitoraggio avifaunistico primaverile per l’anno 2021 hanno confermato che il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo rappresenta una importante rotta migratoria, seppur secondaria, per gli uccelli provenienti dall’Africa.

Inoltre è risultato evidente come il periodo interessato dalla migrazione primaverile sia molto ampio per cui è auspicabile, per gli anni a venire, riuscire a dedicare un numero di giornate maggiore per le osservazioni sul campo.

Questo obiettivo potrà essere raggiunto anche coinvolgendo colleghi di altre Aree Protette del Piemonte e birdwatcher volontari, appositamente formati, che possano coadiuvare il personale delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese.

Falco pecchiaiolo – foto Giacomo Gola

Il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) – specie target sessione di maggio

A prima vista sembra una Poiana, ma il Falco pecchiaiolo è leggermente più grosso, con un’apertura alare di circa 130 centimetri, e ha le ali più lunghe e strette, il collo e la coda più lunghi e la testa più piccola e allungata che ricorda quella di un “piccione”.

La colorazione è molto variabile da individuo ad individuo pur mantenendo tuttavia caratteristiche peculiari della specie. Il maschio adulto ha la testa grigia, occhi gialli e becco nero; superiormente è marrone con aree più chiare e varie barrature più scure. La femmina adulta assomiglia al maschio adulto ma ha la testa marrone. Le parti inferiori hanno colorazioni diverse, da molto chiare a scure, caratterizzate però da macchie carpali scure, barre alari e caudali evidenti e le zampe gialle.

Le caratteristiche eco-etologiche del Falco pecchiaiolo

Il pecchiaiolo occidentale (Pernis apivorus) è un rapace diurno appartenente alla famiglia degli Accipitridi. Apivorus deriva dal latino apis e voro che significano «ape» e «divoratore», e indicano le sue preferenze alimentari; a dire il vero, le api non sono il suo cibo preferito ma, più in generale, le larve e gli adulti di Imenotteri sociali (vespe, calabroni, bombi). Solo quando scarseggiano le prede principali cattura altre specie di Insetti (Coleotteri, cavallette, formiche) o occasionalmente piccoli Vertebrati (Rettili, Anfibi, nidiacei e uova di Uccelli, micromammiferi).

È anche per questo che il pecchiaiolo non viene visto molto spesso volare a grandi altezze, quanto la poiana: il suo cibo infatti è al suolo e può capitare, al contrario, di vederlo camminare a terra alla ricerca di prede.

La stagione della riproduzione è tra aprile e giugno, subito dopo la migrazione, e coincide con il periodo di maggior abbondanza di larve di Imenotteri, nutrimento principale anche dei nidiacei.

Generalmente il sito di nidificazione è lo stesso dell’anno precedente ed è situato entro i confini di un territorio le cui dimensioni (di 10–40 km²) sono determinate dalla quantità di risorse alimentari.

Il nido, realizzato dalla femmina, viene di solito costruito a 10–20 m d’altezza dal terreno ed è costituito da piccoli rami e da ramoscelli che portano ancora le foglie.

La femmina mediamente depone 2 uova che sono di colore bianco fortemente chiazzate di rosso-bruno e la cova viene effettuata a turno dalla femmina e dal maschio per 30-35 giorni.

Nel corso dei primi 7-10 giorni ad occuparsi dei piccoli è quasi esclusivamente la femmina. Il maschio, in questo primo periodo, ha il compito di cercare il cibo: principalmente frammenti di favi di sciami selvatici di imenotteri, che la femmina frantumerà con il becco per nutrire i nidiacei con le larve contenute all’interno. A partire dal 18º giorno, i piccoli sono in grado di estrarre da soli le larve dai frammenti di favo portati dai due genitori, che depositano il nutrimento nel nido. 

Una curiosità molto interessante è che è stato osservato che se la femmina muore, il maschio è in grado di portare avanti da solo l’allevamento dei piccoli.

I giovani, che sono nidicoli pur essendo ricoperti di piumino fin dalla nascita, si involano dopo 35-45 giorni; rimangono tuttavia per qualche tempo in vicinanza del nido, dove i genitori continuano a nutrirli fino a quando hanno circa 55 giorni di età. Poco tempo dopo abbandonano il nido, ma saranno del tutto indipendenti verso i 75-100 giorni.

La migrazione del Falco pecchiaiolo

Il Falco pecchiaiolo è un migratore a lungo raggio, che nidifica in tutta la Regione Paleartica occidentale e in parte dell’Asia occidentale; le aree di svernamento delle popolazioni europee sono situate nell’Africa equatoriale centro-occidentale. La migrazione  pre-riproduttiva verso i quartieri di nidificazione ha luogo tra la metà di aprile e la metà di giugno mentre quella post-riproduttiva verso i quartieri di svernamento si svolge tra la fine di agosto e la fine di ottobre.

In Italia è presente con continuità nella fascia alpina e prealpina (specialmente nelle foreste con ampie boscaglie o pinete) e nord appenninica (Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna), più localizzato proseguendo verso sud. Uno dei luoghi più interessanti per osservarlo è certamente lo Stretto di Messina, quello che nel gergo degli ornitologi si definisce “bottleneck”, cioè “collo di bottiglia”, passaggio obbligato per gli uccelli migratori.

La concentrazione di migliaia di rapaci sullo stretto di Messina, durante la migrazione primaverile, ha determinato nel passato il nascere di una forma di caccia tradizionale al pecchiaiolo. Con il divieto della caccia primaverile, introdotto nei primi anni ’70, tale caccia è diventata una forma di bracconaggio contrastata dagli organi competenti dello Stato italiano. Il Corpo Forestale dello Stato (ora Carabinieri Forestali) compie ogni primavera un apposito servizio antibracconaggio, denominato «Operazione Adorno» (adorno è il nome in dialetto calabrese dell’animale), che vede impegnato il reparto speciale NOA (Nucleo Operativo Anti-bracconaggio).

La protezione del Falco pecchiaiolo

BirdLife International e la IUCN includono questa specie nella categoria LC (Least Concern, «rischio minimo»), poiché l’areale che occupa è molto vasto (stimato a 10 milioni di km²) e la sua popolazione totale è numerosa (tra 100.000 e 1 milione di esemplari). Nel dettaglio, tuttavia, la specie viene ancora considerata vulnerabile in Italia, Svizzera e Portogallo, e prossima alla minaccia in Svezia e Norvegia.

Il pecchiaiolo subisce la pressione venatoria, in particolare durante le migrazioni. È inoltre minacciato dal degrado dell’habitat e dalla diminuzione del numero delle sue prede, a causa dell’utilizzo dei pesticidi e dei cambiamenti climatici.

La specie compare nell’appendice I della direttiva Uccelli dell’Unione europea, e dal 1979 è protetta in parte dalla CITES nell’appendice II (statuto convalidato nel 2003), come tutti gli Accipitriformi. È inoltre protetta dalla Convenzione di Berna e dalla CMS (Convenzione di Bonn, che protegge tutti gli Accipitridi), in entrambi i casi nell’appendice II, nonché dalla African Convention on Conservation, dove compare nella classe B.