Ecomuseo Cascina Moglioni

Ecomuseo di cascina Moglioni

L’Ecomuseo è una pratica partecipata di valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, elaborata e sviluppata da un soggetto organizzato, espressione di una comunità locale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile (Carta di Catania – 2007)

Gli ecomusei si configurano come processi partecipati di riconoscimento, cura e gestione del patrimonio culturale locale al fine di favorire uno sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile.
Gli ecomusei sono identità progettuali che si propongono di mettere in relazione usi, tecniche, colture, produzioni, risorse di un ambito territoriale omogeneo con i beni culturali che vi sono contenuti.
Gli ecomusei sono percorsi di crescita culturale delle comunità locali, creativi e inclusivi, fondati sulla partecipazione attiva degli abitanti e la collaborazione di enti e associazioni.

(
Documento strategico degli ecomusei italiani – 2015)

L’ECOMUSEO DI CASCINA MOGLIONI

L’Ecomuseo di Cascina Moglioni, istituito nel 1996, è stato tra i primi nati in Italia, insieme all’Ecomuseo della Segale – Aree Protette Alpi Marittime, all’Ecomuseo Colombano Romean – Aree Protette Alpi Cozie, all’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano – Associazione Basso Monferrato Astigiano. Gestito, come già ricordato, dall’Ente Aree Protette Appennino Piemontese (già Ente Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo), ha sede presso un’antica cascina della zona di Capanne di Marcarolo (punto GPS 44.568897, 8.778814), vicino al sito storico della Benedicta, località nota perché teatro di un terribile rastrellamento, avvenuto nella primavera del 1944, nel quale persero la vita più di cento giovani antifascisti. La zona di Capanne di Marcarolo, istituita a Parco Naturale Regionale nel 1979, già agli inizi degli anni ’80 era stata a fondo indagata proprio per le sue particolarità non solo naturalistiche ma anche storico-antropiche, dovute al lungo isolamento geografico rispetto ai centri urbani limitrofi.

L’Ecomuseo si trova in un contesto naturale estremamente suggestivo, tra boschi di faggio, castagni secolari e praterie umide che ospitano specie vegetali e animali di grande interesse. Tra le tante specie presenti ricordiamo: Zerynthia cassandra, con la sua pianta nutrice Aristolochia rotunda, Euphydryas provincialis, con la sua pianta nutrice knautia arvensis, Neotinea tridentata, Neotidea ustulata, presenti nei prati della cascina; Ichthyosaura alpestris apuana, Bubo bubo, Caltha palustris, Eriophorum angustifolium, Narcissus pseudonarcissus concentrati in particolare nella zona umida intorno alla pozza d’acqua; Dryocopus martius, nelle faggete mature e Canis Lupus, avvistato nelle pertinenze della struttura.

Poche sono le notizie storiche circa la Cascina Moglioni, il cui nome deriva dal termine dialettale muiuìn che significa zona umida, habitat diffuso nelle pertinenze dell’abitato. Essa viene citata, per la prima volta, in un documento della seconda metà del ‘700 (il cosiddetto Cabrero di Campo Freddodel 1782, compilato dal Capitano Giacomo Brusco, ingegnere e cartografo al servizio della Repubblica di Genova), tra le diverse proprietà della famiglia Spinola, famiglia nobile genovese che possedeva molti terreni e case rurali in zona9; da testimonianze più recenti sappiamo inoltre che essa è stata abitata da diverse famiglie, fino all’inizio degli anni ’70 periodo storico in cui si è registrato un massiccio abbandono della zona da parte degli abitanti, i Cabané, scesi nelle città limitrofe in cerca di condizioni di vita migliori. Per quanto r iguarda la struttura, l ’ecomuseo s i sviluppa su due edifici paralleli tra loro un tempo utilizzati rispettivamente come stalla e fienile (costruzione a destra, nell’immagine ) e come abitazione (costruzione a sinistra, nell’immagine), gli abitati presentano tipici tetti molto spioventi (a 45° gradi), l’uno ricostruito con le tipiche tegole della zona dette pisanin, l’altro con scandole di legno di castagno.

CHE COS’E’ UN ECOMUSEO?

La parola ecomuseo è un neologismo ideato da Hugues de Varine, quasi per gioco, nel 1971, in occasione della Conférence génerale du Conseil International des musées, in Francia. Pur essendo difficile fornire una sola definizione,  data la varietà di strutture ecomuseali che nel corso dei decenni sono nati in tutto il mondo, ecco quali sono le principali caratteristiche di un ecomuseo.

L’Ecomuseo è un’istituzione che si occupa di studiare, tutelare e far conoscere la memoria collettiva di una piccola comunità, delimitata geograficamente. Attraverso il coinvolgimento della popolazione locale, inoltre, interviene a favore dello sviluppo economico del territorio. L’Ecomuseo pertanto non è solo una collezione di oggetti del passato, ma, realizzato nella stessa realtà che esso stesso rappresenta, ha finalità a più ampio raggio riassumibili come segue :

  • protezione ambientale
  • tutela dei siti storico-culturali
  • coinvolgimento della popolazione locale
  • studio e ricerca del patrimonio materiale e immateriale
  • promozione di attività economiche tradizionali sostenibili
  • sviluppo di un turismo ecologico con vendita di prodotti tipici

ANALISI DEL TERMINE ECOMUSEO

ECO (οκος)-MUSEO

ECO = ECOLOGIA
Gli ecomusei, spesso istituiti e gestiti da Parchi naturali, promuovono la tutela ambientale ed hanno sede in luoghi di grande pregio naturalistico. Non dimentichiamo che esistono non solo piante, animali e habitat a rischio di estinzione ma anche culture, civiltà, lingue e tradizione e che  il loro rapporto è indispensabile per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi!

ECO = ECONOMIA
Gli ecomusei promuovono esperienze di micro economia locali, capaci di sviluppare un turismo sostenibile. La riscoperta delle pratiche tradizionali, infatti, può diventare un punto di forza in contesti marginali, considerati fino ad oggi svantaggiati dal punto di vista economico

ECO = CASA
Gli ecomusei devono creare un forte legame, una casa comune tra ambiente, popolazione locale, istituzioni e visitatori, perseguono l’deale di creare cittadini solidali e consapevoli, promuovono l’accoglienza e il confronto fra civiltà diverse.

MUSEO
Istituzione che ha il compito di studiare, preservare e far conoscere beni materiali e immateriali, in questo caso direttamente sul territorio attraverso una ricerca sul campo, pratica.

LA NUOVA LEGGE SUGLI ECOMUSEI DEL PIEMONTE
Legge Regionale n.13 del 3 agosto 2018 “Riconoscimento degli ecomusei del Piemonte”

Art. 1
(Principi generali)
1. La Regione, in attuazione dell’articolo 9, secondo comma della Costituzione e dell’articolo 7 dello Statuto, riconosce e promuove gli ecomusei sul proprio territorio. 
2. Gli ecomusei, ai fini della presente legge, sono strumenti culturali di interesse generale e di utilità sociale orientati a uno sviluppo locale sostenibile, volti a recuperare, conservare, valorizzare e trasmettere il patrimonio identitario, culturale, sociale, ambientale, materiale e immateriale di un territorio omogeneo, attraverso la partecipazione delle comunità locali in tutte le loro componenti. 
3. Gli ecomusei operano con approccio interdisciplinare nei campi della cultura, dell’ambiente, dell’educazione, della formazione, dell’inclusione sociale, dell’agricoltura, del turismo, della pianificazione territoriale e della cura del paesaggio, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio verso una sostenibilità ambientale, sociale ed economica fondata sulla responsabilità collettiva degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, funzionale alla costruzione e alla rivitalizzazione di reti di attività e servizi. 
4. Gli ecomusei adottano logiche di rete e processi partecipati, su ispirazione della Convenzione europea del paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 14 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre 2000), e dei trattati internazionali dedicati alla salvaguardia dei patrimoni culturali materiali e immateriali della società, nel rispetto delle norme nazionali.

Art. 2. 
(Finalità degli ecomusei) 
1. Gli ecomusei, nel loro percorso evolutivo, collegano la comprensione dei valori di un territorio con l’elaborazione di una visione per il suo futuro. A tal fine essi valorizzano l’identità locale in un processo partecipato finalizzato alla creazione di una coscienza di luogo diretta a rafforzare il senso di appartenenza delle popolazioni locali verso i beni comuni, costituiti dal patrimonio culturale e dal paesaggio come definito dall’articolo 1 della Convenzione europea del paesaggio. 
2. Gli ecomusei perseguono le seguenti finalità: 
a) custodire, salvaguardare, promuovere l’identità materiale e immateriale di singole comunità territoriali come valore aggiunto delle differenze dei territori piemontesi; 
b) favorire la partecipazione e il coinvolgimento degli abitanti, della società civile e delle istituzioni, con particolare riguardo alle istituzioni culturali e scolastiche, promuovendo laboratori di cittadinanza attiva per la costruzione di mappe di comunità o di analoghi strumenti efficaci nell’integrare i diversi punti di vista in un percorso condiviso di riconoscimento, comprensione, cura e rigenerazione coerente e sostenibile dei patrimoni materiali e immateriali peculiari di ogni luogo; 
c) sviluppare attività di ricerca riferite a tutte le tematiche peculiari del territorio considerato, dal punto di vista culturale, ambientale, storico, sociale, artistico, delle tradizioni, delle pratiche e delle tecniche locali, con particolare attenzione alle competenze tramandate oralmente che costituiscono il patrimonio immateriale direttamente connesso all’identità locale; 
d) tradurre le ricerche sul territorio in strumenti di divulgazione e approfondimento orientati alla conoscenza e alla trasmissione dei suoi specifici caratteri e valori, rivolti alla popolazione locale, ai visitatori e, in particolare, alle nuove generazioni e ai nuovi abitanti attraverso percorsi didattici ed educativi integrati, che coinvolgono le istituzioni scolastiche, gli enti formativi locali e le strutture regionali competenti; 
e) recuperare gli ambienti di vita e di lavoro ereditati, attraverso laboratori tematici volti a ricomporre le competenze interne ed esterne, il sapere comune e il sapere esperto, che hanno generato, mantenuto e fatto evolvere le attività pastorali, agricole, silvicole, artigianali e industriali locali, per promuoverne la trasmissione non solo come testimonianza, ma anche come nuove forme sostenibili in relazione all’attuale tessuto socio-economico; 
f) conservare e valorizzare, anche in chiave turistico-culturale, i caratteri costruttivi del patrimonio diffuso, tutelato e non, costituito dalle testimonianze materiali delle attività antropiche nelle diverse epoche storiche e connesso ai diversi usi abitativi, simbolici, strategici e produttivi del territorio e alle relative infrastrutture di servizio e collegamento; 
g) salvaguardare e valorizzare il patrimonio industriale di interesse storico-culturale in quanto espressione qualificata delle diverse culture tecnologiche, economiche e produttive; 
h) promuovere forme di accoglienza che mettono in relazione la comprensione dei valori del territorio con la valorizzazione dei suoi prodotti autentici, coinvolgendo direttamente gli abitanti e i produttori locali e proponendo, in collaborazione con gli operatori turistici, percorsi di esplorazione del paesaggio che evidenziano l’importanza ambientale, sociale ed economica di un rapporto equilibrato tra le risorse e gli usi del territorio, favorendo lo scambio culturale tra abitanti e visitatori; 
i) proporre la collaborazione, lo scambio di esperienze e progettualità condivise con altre realtà ecomuseali e museali, anche attraverso la creazione e l’adesione a reti locali, regionali, nazionali e internazionali e l’uso coordinato delle tecnologie dell’informazione per la fruizione del patrimonio culturale;
j) valorizzare e promuovere il patrimonio linguistico piemontese.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • D. Bortoli, R. Botta, F. Castelli, Benedicta 1944, Alessandria, 1984
  • R. Botta, F. Castelli, Un luogo chiamato Capanne, Alessandria, 1984
  • Chiva I., 1985, Georges-Henri Rivière un demi-siècle d’ethnologie de la France, Terrain, n° 5, pp. 76-83
  • Paolo D’Angelo, Estetica della natura – bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale, Roma, 20105
  • De Varine H., 2005 – Le radici del futuro. In: Alla D. (a cura di), Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale. CLUEB, Bologna
  • J. Le Marec, L’environnement et la participation au musée: différentes expressions culturelles des sciences, Hermès, La Revue 2011/3 (n° 61), p. 167-174.
  • F. Muzzillo, La progettazione degli ecomusei – ricerche ed esperienze a confronto, Napoli, 1998.
  • M.Piacentino (a cura di), A.A. V.V., Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo – Storia, natura, escursioni, Torino, 1993.

SITOGRAFIA

  • Isac Chiva, George Henri Rivière : un demi-siècle d’ethnologie de la France, Terrain [En ligne], 5 | octobre 1985, mis en ligne le 23 juillet 2007, consulté le 19 janvier 2018.
    URL : http://journals.openedition.org/terrain/2887 ; DOI : 10.4000/terrain. 2887
  • Maurizio Maggi, Cecilia Avogadro, Vittorio Falletti, Federico Zatti, GLI ECOMUSEI. Cosa sono, cosa potrebbero diventare, Ires Piemonte. Working Paper n. 137
    https://www.mondilocali.it/wp-content/…/2001-Faletti-Maggi-Ecomusei-cosasono.pdf
  • http://www.piemonteparchi.it/cms/
  • https://ecomuseipiemonte.wordpress.com/

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