Il canto del Grillo bimaculato, ancora un po’ di suoni d’estate
L’abbassamento delle temperature e le piogge hanno spento quel concerto notturno rappresentato, perlomeno nelle aree non completamente urbanizzate, dai canti all’unisono di centinaia di Grilli canterini (Oecanthus pellucens); quei versi ripetuti ma melodiosi che accompagnavano le notti estive dalla prima decade di luglio sino a pochi giorni fa. I canti dei grilli, però, non ci hanno ancora completamente lasciati, come se l’estate appena trascorsa non volesse andarsene del tutto: nella aree meridionali del Piemonte, sovente anche all’interno dei centri abitati, non è raro ascoltare il canto, potente, del Grillo bimaculato (Gryllus bimaculatus).
Tanto è facile udirne il forte richiamo quanto è difficile individuarlo; i maschi cantori (solo i maschi hanno le elitre indurite adatte, con lo sfregamento, a emettere i richiami) si rintanano in piccole cavità nel terreno dentro le quali risultano difficilmente individuabili. La magia del suo canto, però, ha ispirato poeti quali Salvatore Di Giacomo che nella seconda metà dell’800 ne cantava le doti musicali, con una poesia che, inequivocabilmente, è dedicata per l’ambientazione e il periodo dell’anno (“Sera ‘e settembre – luna settembrina“), proprio al Grillo bimaculato. Ne riporto alcuni versi, sono così efficaci che sembra di sentirlo cantare:
“Arillo, animaluccio cantatore,
zerrì-zerre d”a sera
ca nun te stracque maie,
addo’ te si’ annascosto?
‘A do’ cante? Addo’ staie?…
Passo – e te sento.
E me fermo a sentì…
Zicrì! Zicrì!
Zicrì! Zicrì!
Zicrì!…“
Con il prossimo inverno i Grilli non canteranno più sino alla prossima bella stagione? No, una specie, tra le più piccole tra gli Ortotteri, sopravvive durante l’inverno e nelle calde giornate la si può sentire cantare durante il giorno, tra le foglie. Ne parleremo presto!