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Conclusa la prima fase del monitoraggio nazionale del lupo: i dati del lavoro svolto dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese

Il 31 marzo si è conclusa la “fase uno” del primo monitoraggio nazionale del lupo, lanciato nell’autunno 2020 dal Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero per la Transizione Ecologica) e coordinato da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con la raccolta sistematica dei segni di presenza della specie.

Cosa si intende per raccolta sistematica? Che la ricerca dei campioni è stata svolta da operatori formati del Network lupo, sulla base di protocolli condivisi e standardizzati, su percorsi prestabiliti (transetti), durante un arco temporale definito, con scadenze fisse e spesso in date concordate. 

I dati del lavoro svolto nella prima fase del monitoraggio nelle Aree protette dell’Appennino Piemontese

L’ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese ha coordinato il monitoraggio per la provincia di Alessandria. Di seguito i dati del lavoro svolto in questa prima fase:

  • da ottobre 2020 a marzo 2021 sono stati monitorati 86 transetti distribuiti in tutta la provincia di Alessandria
  • sono stati coinvolti 73 operatori del Network lupo Alessandria
  • sono state mappate 747 fatte (escrementi) che sono state tutte geo-referenziate e inserite in un data-base di progetto; di queste 140 sono state utilizzate per le analisi genetiche;
  • nei mesi estivi sono state fatte 8 sessioni di ululato indotto (wolf-howling), tecnica di censimento/monitoraggio basata sull’emissione di ululati registrati nel territorio dove si presume stazionino dei lupi. I lupi, sentendo questo richiamo sono inclini a rispondere per dimostrare al presunto intruso che il territorio è già occupato. Durante la stagione estiva la presenza dei cuccioli è ben riconoscibile dagli ululati di risposta e permette di capire se nel branco sia avvenuta la riproduzione;
  • nei mesi invernali sono state seguite 40 tracce su neve (snow tracking) seguendo le impronte a ritroso, quindi nella direzione opposta a quella di marcia degli animali, semplicemente con lo scopo di farne una stima numerica e una valutazione di massima delle attività, evitando un possibile incontro diretto, possibile fonte di disturbo.

Il Network Lupo Alessandria

Le operazioni di monitoraggio sono state condotte dal Network Lupo Alessandria il quale fa parte del più ampio Network Lupo Piemonte ed è costituito sia da personale delle Istituzioni sia da collaboratori volontari appositamente formati su strategia, metodi e criteri per il monitoraggio. Ne fanno parte l’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, in qualità di soggetto coordinatore, l’Ente di gestione delle Aree Protette del Po vercellese-alessandrino, la Provincia di Alessandria (Ufficio Tecnico Faunistico Provinciale ed Ittiofauna e Polizia Provinciale), il Gruppo Carabinieri Forestale Alessandria CUTFAA (Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare), gli Ambiti Territoriali di Caccia ATCAL3 e ATCAL4, il CAI – Sezione di Novi Ligure e l’Associazione La Ventura. Il monitoraggio si è svolto inoltre in collaborazione con l’Università di Torino, i Servizi Sanitari regionali (A.S.L.), l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (I.Z.S.).
Tutte le operazioni di monitoraggio infine rientrano nell’ambito delle attività istituzionali del “Centro di Referenza Regionale Grandi Carnivori istituito dalla Regione Piemonte con Determinazione n. 271 del 22 luglio 2016, presso l’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime in associazione con l’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese. 

Monitoraggio standardizzato del lupo (2018-2020) per il territorio della provincia di Alessandria, attuato secondo metodologie scientifiche

L’Ente di gestione delle Aree Protette Appennino Piemontese, nel periodo 2018/2020 ha condotto uno studio di monitoraggio della presenza del lupo, con il coordinamento tecnico-scientifico della dott.ssa Francesca Marucco. La ricerca è stata finanziamento della Regione Piemonte – Settore Biodiversità e Aree naturali con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 Operazione 7.1.2 nell’ambito del più ampio progetto PANTA (Pianificazione Aree Naturali in Territorio Appenninico). Le spese per le analisi genetiche sono invece state sostenute da una ditta privata, in applicazione dell’art. 6 della Direttiva Europea 92/43/CEE “Habitat”, quale misura di mitigazione per la realizzazione di un intervento sul territorio del Parco Capanne di Marcarolo.

La stima minima della presenza dei lupi in provincia di Alessandria negli anni 2018-2019 e 2019-2020, risultante dallo studio, è di 10 branchi stabili presenti principalmente nel territorio montano appenninico che è di circa 1500 km quadrati.

I dati del lavoro svolto nella prima fase del monitoraggio del Progetto LIFE WolfAlps EU

Il progetto LIFE WolfAlps EU ha svolto il coordinamento del monitoraggio su tutte le regioni alpine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, e sull’Appennino Ligure-Piemontese. In quest’area sono stati impegnati circa 1000 operatori, che hanno percorso circa 1250 transetti, ripetendoli periodicamente da ottobre a marzo fino a coprire una distanza di oltre 8000 chilometri.

Del Network lupo fanno parte Regioni, Parchi Nazionali e regionali, carabinieri forestali, tecnici dei comprensori di caccia e quaranta associazioni tra cui Wwf, Cai, Legambiente, Lipu, Aigae. Un ringraziamento speciale va ai volontari, che a loro spese e nel tempo libero hanno dato un contributo fondamentale, e ai cofinanziatori del progetto LIFE, e – in particolare – a Fondazione Capellino che riveste un ruolo di primo piano.

Il lavoro di  campo ha richiesto uno sforzo enorme, ma necessario. Infatti non è possibile fare una conta diretta ed esaustiva dei lupi presenti sul territorio, perché si tratta di una specie elusiva che occupa territori di grande estensione. La vera novità del 2020-2021 è che per la prima volta è stato usato un metodo rigoroso e sistematico di raccolta dei segni di presenza su scala nazionale.

Fino a oggi, dal punto di vista del monitoraggio del lupo, la Penisola era divisa in due: sulle Alpi i dati erano più precisi perché, a partire dal ritorno dei primi branchi negli anni ‘90, sono stati raccolti in coordinato, seppure con qualche discontinuità (mancano, per esempio di dati dal 2012 al 2014 e quelli dal 2019 al 2020). Nel periodo 2017-2018 erano stati stimati almeno 293 esemplari (un dato ormai obsoleto). Invece nel resto d’Italia, i monitoraggi non erano svolti in modo coordinato su tutto il territorio, ma erano a cura dei singoli Enti e amministrazioni (quindi con modalità e tempistiche non uniformi). Mettendo insieme i parametri raccolti, si era ipotizzata per l’Italia peninsulare la presenza di un numero di lupi compreso tra 1000 e 2500. 

Quest’anno, per la prima volta, per fare di più e meglio, le istituzioni e le associazioni hanno unito le forze a scala nazionale per stimare la distribuzione e la consistenza del lupo dalle Alpi alla Calabria e alla Puglia.

Da aprile 2021 è iniziata la “fase due” del monitoraggio

Con il mese di aprile inizia la “fase due” del monitoraggio: tutti i dati raccolti sono validati e archiviati e i campioni biologici vengono inviati ai vari laboratori di genetica di riferimento. Una volta terminate le analisi genetiche, i risultati ottenuti, saranno integrati con le informazioni ricavate da video-fototrappolaggi, osservazioni dirette verificate, piste di impronte e wolf-howling (ululati indotti per documentare la presenza di cucciolate). La fase finale vedrà l’elaborazione dei dati raccolti, con l’applicazione di modelli statistici e grazie al supporto di un gruppo di ricercatori per ottenere la stima di distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo in Italia.

Alla fine del 2021 potremo quindi disporre della prima stima a livello nazionale. Un dato importante, finalmente a disposizione delle istituzioni, che sono tenute a comunicare periodicamente alla Commissione Europea i dati relativi allo status di conservazione del lupo (essendo la specie inserita nell’allegato D della direttiva Habitat come “specie prioritaria, di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa”) e a prendere decisioni che, con l’espansione della popolazione in zone nuove, alcune a bassa quota, pongono di fronte a scelte inedite. Il primo passo verso qualsiasi tipo di ipotesi per la gestione della specie lupo è la conoscenza scientifica dello status della popolazione – per questo i dati del monitoraggio sono fondamentali.

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